Al Signor Abate Pietro Metastasio a Vienna
Poco dopo il principio di marzo mandai a vostra signoria illustrissima per la posta una mia lettera, ed in essa un picciol dramma, dettatomi dalla mia musa per onorare nel miglior modo che mi sia possibile le sue rare virtù, e l’esimio suo monito, e per riguardo dal mio tenero amore, che in faccia al mondo intero mi protesto aver per lei. Dopo una lunga ed insolita aspettazione, sono state deluse le mie speranze della risposta, e del giudizio del picciol dramma, avendolo, almen finora, desiderato invano. Non voglio abbandonarmi a spiacevoli, e noiose malinconie; piuttosto credere, essere andata a male la lettera per la poca esattezza di chi per altro dovria diligentemente vegliare. Non ostante le scrivo per ottennerne la veridica decisione: e se mai perduta si fosse, le ne manderò un’altra copia, purché ella ne sia contenta, né la gravino le mie cose.
La mia salute è meno incerta, e quasi quasi rassodata di nuovo. Ma non ho ancora dato cominciamento al poemetto sopra l’Origine delle fontane, che sarà il primo. Enormi trattati convien prima scorrere per liberamente far viaggio
Siccome nave pinta da buon vento#1
in questa difficile, e troppo combattuta#2 provincia di naturale istoria. Sarei in pronto alla fine del presente mese; ma volendo andare in villa, ottennuta licenza da mio padre, per 12, o 15 giorni, sino alla metà di maggio non potrò accingermi all’opera. Non è già che il divertirmi mi vadi a sangue per riguardo al genio: potessi pure evitarlo, che con tutti tutti i più sinceri miei voti io lo farei. Prima delle mie indisposizioni cagionate sicurissimamente da uno studio sovverchio, non avrei perdute due giornate, non che 15 di studio, per un regno, per un impero: ma il farlo adesso è una cautela utile, e necessaria, essendo che in quali e amene, e deliziose verdure, ove
L’aura di maggio movesi, ed olezza
tutta impregnata dall’erbe, e dai fiori#3,
la mia salute si rallegra, e ravvivasi; e perché un qualche pericoloso assalto nuovamente non mi sorprenda, ed atterri, com’è più volte accaduto dopo il mio cominciato ristabilimento, nel qual tempo sono stato costretto a purgar per digiuno
L’anguille di Bolsena, e la vernaccia#4.
L’ipotesi, anzi veracissimo sistema, che prenderò a difendere, sarà quello del mio gran Vallisneri, del Perault#5, Mariotte#6, e degli altri più saggi, e più scrupolosi interpreti della Natura.
Intanto ella mi seguiti ad amare, e mi creda, qual mi protesto ecc.
Modena 22 aprile 1767
Purg. XXIV 3.