Al Signor Abate Pietro Metastasio a Vienna

È già stampato il mio poemetto sull’Origine delle Fontane, di cui ve ne mando tre copie per mezzo di chi è il conduttore di una carrozza che parte da Mantova, e fa la strada di Vienna, titolata la diligenza. Due di esse copie sono per voi, e l’altra vorrei che mi faceste il piacere di far avere a quella savia damina#1 che si è compiacciuta di leggere alcune delle mie cose; quando sia facile a fargliela recapitare. Se no, ci vuole pazienza; e rimanga la copia appresso di voi. Vi mando ancora il presente piego, diretto al signor barone di Taufferer, il quale so non essere più a Lubbiana sua patria#2, ma ignorando in qual punto si trovi, lo indirizzo a voi, non ponendo nel sovrascritto che il nome di lui per la cagione medesima; mentre potrete facilmente farlo avere al piccolo suo fratello, che ora trovasi, se non m’inganno, in uno dei cadetti colleggi di Vienna, ed è cavaliere teutonico; ond’egli a lui lo indirizzi. E voi perdonatemi, amico, di questi intrichi; da’ quali non saprei come rendervi esente, non avendo altro mezzo per spedire sicuramente il detto piego, che mi convien pur di mandare a quel cavaliero mio amico.
          Trovarete il poemetto molto, e molto dissomigliante dal primo manoscritto due anni sono trasmessovi; mentre la dimenticanza mi ha fatto distornare più cose; il che non poteva fare, stante il bollore delle prime idee. Esso componimento alcuni non stimano essere mia cosa, toltone il titolo, appiccandomi forse il carmina Paulus emit, venditat sua carmina Paulus#3. Io ben ringrazio, per la prima volta che stampo, questi signori di una taccia così graziosa, e così gentile. Ma o buono, o cattivo che sia il poemetto, non so come possano misurarlo con la mia rozzezza, per non avere essi un soggetto provato mio onde poterlo paragonare con quello: non avendo mai dato fuori alcun verso; e quasi niuno conoscendomi, mentre vivo a me stesso con la compagnia sola de’ piccoli animaletti che tutto giorno attentamente osservo, o nel segreto ritiro della mia camera, o nel più recondito delle campagne, e dei boschi. Ma questo m’importa poco, mentre non dicono la verità, e volentieri (perdonatemi se il dico con espressione lombarda) gli lascio friggere nel loro grasso. Io non sono così ambizioso, e poco istrutto delle mie cose che voglia credere che estimino la virtù dagli anni. Ma se facesser mai ciò, supponendo nell’operetta un bello che non vi si trova, si mostrerebbono, a dire il vero, critici molto poco sensati.
          Vi prego a significarmi, se avete avuto una mia lettera#4, in cui vi pregava di cosa, di cui sono sempre più incalorito, e più fervido, compiacendomi, sempreppiù del mio conceputo pensiero, ed anzi omai posso dire della mia intrapresa fatica.
          Addio. Amatemi, come avete fatto finora. Datemi nuova di voi, e inviolabilmente credetemi, ecc.

Di villa 31. agosto 1770

 

Cfr. a Giuseppe Rovatti, 24 dicembre 1767.

Si tratta con tutta probabilità di Janez Heribert Siegfried von Taufferer (1750-1796), barone di Kranj, che nel 1767 era entrato nel Collegio San Carlo di Modena e poi aveva completato gli studi al Theresianum a Vienna; poi simpatizzante giacobino, venne giustiziato nel 1796 nella capitale asburgica dopo aver tentato un colpo di stato presso la Frontiera militare austriaca (si vedano le Lettere di Carlo Michele d’Attems a Franz Xaver Taufferer (1764-1773), a cura di Vesna Cunja, Udine, Istituto Pio Paschini per la Storia della Chiesa in Friuli, pp. 133-134).

Mart. 2, 20.

Rovatti, che scrive il 31, non ha ovviamente ancora ricevuto la risposta di M. del 30 a proposito della ricerca della corrispondenza di Vallisneri.