Modena, 13 febbraio 1772
Al Signor Abate Pietro Metastasio a Vienna
Quando mi giunse la vostra lettera alla metà dello scorso dicembre, io ero allora tornato di villa, dopo aver fatto una copiosa raccolta di molti animaletti la storia de’ quali brillerà nella serie delle mie osservazioni, tanto dovrà riuscire curiosa; se pure nelle mie cose ve ne sarà che possa brillare.
Convengo anch’io, e pienamente convengo con la vostra opinione per riguardo alla così indisciplinata condotta delle mie occupazioni. Ma è impossibile che io possa ordinarle o ridurle a sistema. Se si trattasse di opere solamente d’ingegno, bastarebbe volerlo, e in tal caso non avrei tra le mani, per volta se non un’opera sola, o due al più, e compiute queste, allora e non prima volgerei il mio pensiero ad alcun’altra. Ma dovendo far raccolta delle materie di tutti, o quasi tutti i miei scritti nel libro della Natura, conviene approfittarmi del favore di questa, ogni volta che mi si presentano al guardo cose di non ultima curiosità, per quanto siano dissomiglianti tra loro; per timore che, rinunziando a così bella occasione, non mi avvenga più mai di cogliere così fortunato momento.
Un così fatto disordine pienamente, siccome ho detto comprendo: anzi con me stesso sovventi volte m’adiro, e di mala voglia assoggetto me stesso a questo intrigamento di cose; nel quale non regna per altro un così confuso disordine, come sembrar potrebbe. Ben vi so dire, che se da prima avessi saputo considerare tanti inconvenienti, come in pregresso ho poi fatto, non avrei scelto questa maniera di studi. Dippiù se potessi cinque, o sei anni addietro tornare, vorrei tutti lasciarli, vivendo una vita non affacendata, bensì tranquilla, e ridurmi forse in qualche solitario ritiro, lungi dagli strepiti vani ed inquieti del mondo.
Nell’ultima lettera mia vi parlai di un’epistola in versi fatta più mesi sono, e trattenuta per non so qualche motivo. Ve la trascrivo, giacché la può contener questo foglio#1; e vi assicuro candidamente che ora avrei motivo di farne delle somiglianti. Ma per quanto accadano cose che mi tolgano la mia pace, non me ne potranno però accadere giammai di quelle, a cagione delle quali io debba tralasciare di protestarmi ecc.
Modena 13. febraio 1772