Al Signor Abate Pietro Metastasio a Vienna
Oggi sono appunto dieci anni che ricevei la prima vostra a me soavissima lettera#1, la quale mi mise in tanta agitazione, e tumulto di gioia, che io credo costantemente aver essa formata la principale dolcezza della mia vita. Ora che scrivo per desiderio di sapere di voi, non voglio tralasciare di ricordare a me stesso simile anecdoto, e di raccontarvelo, non sembrandomi fuori di proposito né senza esempio. Gli amanti scrivono sopra un gesto, una parola, ed un nulla, e fanno conserva di tutto: ed io che vi amo, quanto fanno essi le loro belle, ben posso richiamare la memoria a quei più cari piaceri che riconosco tutti da voi.
Mi giunse affatto nuovo l’applauso, che pur faceste a quel mio scrittarello, da un bizzarro capriccio mi fu dettato, e che non so, se fosse capriccio ancor più bizzarro la mia risoluzione di farvene copia. Avutone il vostro giudizio, che la vostra schiettezza mi fa credere sia caro, e veridico, l’ho preso più a cuore, e vi ho fatto alcune aggiunte, e cambiamenti, per cui mi sembra più curioso, e meno deforme.
Questo anno è abbondantissimo d’ogni maniera d’insetti terrestri, e ne ho raccolto un buon numero. Costoro mi occupano all’eccesso; e così va crescendo rapidamente la mole de’ miei giornali. Sono d’ogni generazione, ma principalmente bruchi, e cimici selvaggie, delle quali tanto più mi compiaccio, quantocché la loro storia è finora tronca, e confusa. Ho pur trovato diversi nuovi nidi di terra, fabbricati da insetti finor sconosciuti, i quali mi sono carissimi, ed entreranno ne’ dialoghi che andrò continuando di mano in mano tra Vallisneri, e Malpighi.
Mi sono ancor fortemente invaghito della botanica, cioè di quel ramo della medesima che appartiene alla nomenclatura, e conoscimento dell’erbe. Non essendomi affatto ignota l’altra parte d’essa, spettante alla loro struttura, ed economia, per avere da più anni oltre alcune altre opere, segnatamente il Malpighi, che ne ha data una fina, ed elegantissima anatomia#2. La nomenclatura suddetta è necessaria estremamente per chi studia gl’insetti, una gran parte de’ quali vive sulle piante; e siccome costoro sono per lo più senza nome, così si distinguono tra di loro per mezzo del nome dell’albero, dell’arbusto e dell’erba che divorano e in cui fanno il loro ordinario soggiorno. Ma io sono quasi privo di libri, e affatto senza maestri; e fo mille volte più fatica di quello che dovrei fare se non mi mancassero mezzi più certi, e più lodevoli. Il mio desiderio per queste cose è furioso. Direi quasi d’essere attaccato dalla dendromania, e per esso sono giunto, a forza di scartabellare tutti i momenti che posso quei pochi libri che tengo, a conoscere ne’ mesi scorsi un centinaio, e più di erbe, che non sono delle comuni, e che prima mi erano ignote. Se avessi più libri, e che questi fossero de’ più concludenti, spererei d’imparar da me stesso senz’altra guida codesta scienza sì amena, almeno quanto basta per il mio assunto. Mi ci vorrebbe almeno il Tourneforzio, che stimo il miglior de’ botanici#3; e che per ora non posso avere, dovendo pensare a troppe cose con troppo picciol assegno. Andando al passeggio, vo erbolando, e formo un erbario, per agevolarne lo studio, per aver sempre la pianta, allor che voglio, davanti agli occhi, e consultarlo alle occasioni: ed avrei ancor voglia di fare un giorno, potendo, la descrizione, o almeno il catalogo di tutte le piante di questa villa, in cui fo la più parte delle mie osservazioni; villa che abito ulteriori molti mesi dell’anno, e per la salubrità dell’aria, e volentieri, perché d’ogni insetto oltremodo feconda, ed abbondante.
Nel mese scorso venendo da Padova, ov’è professore, fu qui a trovarmi l’amico signor cavalier Vallisneri#4: e mi portò alcune opere del gran Bacone da Verulamio#5, che più anni mi struggeva di voglia di leggere: e che mi duole di non avere ora tempo di farlo con posatezza, e tranquillità. Ne vo scorrendo per ora alcuni tratti che danno a vedere essere quelle, fattura di un uomo sommo, particolarmente avuto riguardo a’ suoi tempi. Mostrano profondità di sapere, animo impetuoso e risoluto, mire vastissime e gran calore nel progresso di tutte le scienze. Si possono riguardare come il disegno, e le prime linee di un vasto edifizio, che dietro le orme da lui segnate si è andato dippoi fabbricando, e di cui quel rarissimo ingegno comprendeva la mancanza insieme e la necessità.
Voi intanto continuatemi la tenera vostra amicizia; datemi nuove felici di vostra salute; comandatemi, e mai non cessate di reputarmi qual sono ecc.
Di villa 11. settembre 1775
La lettera del 2 settembre 1765, prima inviata da M. nel carteggio.
Francis Bacon fu nominato nel 1618 barone di Verulamio, dal nome dell’antica città romana.