25 Xbre 1778.#1

Al Signor Abate Metastasio

Il silenzio di cinque mesi mi libera dal ritegno che la mia discrezione vuol pure che io abbia, a scrivervi troppo frequenti lettere; ed eccomi, caro amico, con dolce foga venire a voi. Non posso esprimervi la violenza che debbo farmi a trattenere la penna per tanto tempo, perché non so dirvi, quanto sia grande, e vivo l’affetto, e la stima che ho per voi, e quindi il desiderio di scrivervi, e avere di vostre lettere. L’uno e l’altra mi vanno di giorno in giorno crescendo, e fanno sempre più compiacermi della tenera nostra amicizia; la quale ha così salde e virtuose sorgenti, che mi rende paga di me medesimo, e mi solleva quando a voi penso (come lo fo di continuo) sulle noie che accompagnano la mia vita.
          Ora che mi si offre un’occasione fuori di posta, potrei farvi il supplemento (che vi scrissi tempo fa di voler fare) a quella lunga mia lettera, o selva (come voi la chiamaste#2), o repertorio, o magazzino, trasmessavi cinque, o sei anni sono, in cui vi feci una diffusa enumerazione, e dettaglio di tutte le cose mie letterarie: dandovi conto presentemente di quanto d’allora a questa parte ha ampliato i miei giornali d’osservazioni, e delle mie operette, fatte in questi ultimi anni; ma il tempo stringe e non averci commodo forse di entrare in un dettaglio così lungo, e così minuto: oltrecché mi trovo circondato da mille imbarazzi, che mi restringo la giornata, onde, vedete che la commodità pur di farlo mi mancherebbe ancora per altri versi. A’ que’ pesi che mi ha fatto assumere la necessità di servire alle circostanze, ed ai tempi; e che (preso di mira il punto solo, come veniva preso da me, delle mie letterarie occupazioni), mi riducono quasi a una momentanea distanza, si è aggiunto ancor quello d’istruir nelle materie filosofiche un piccolo mio fratello di sedici anni, che amo teneramente, e che come di vivo ingegno, va mettendo a capitale, quello che mi riesce a comunicargli. Per far ciò, mi è convenuto rimontare ai principii, e risvegliare quelle idee che da molti anni si erano addormentate nel mio cervello, né mi basta poca fatica, e poco tempo a far quello che non sarebbe di mia vocazione. A questo oggetto ora sto lavorando alcuni piccioli trattati elementari di logica e in seguito di metafisica ecc., sciegliendo le materie più essenziali, e più idonee, e riducendole alla maggiore per me possibile precisione, ed evidenza. Non per motivo di letteraria educazione mi sono presa una tale briga che direttamente è per me disgustosa, ma per motivo morale, cioè perché non corrompasi l’animo dal rozzo laddove si ammassa una gioventù per lo più indisciplinata, ed ardente: non bastando bene spesso una buona educazione avuta d’altronde a fare che non allignino tristi semi o di cattive massime, o di eguali costumi. Da ciò potete comprendere che le mie naturali osservazioni non sono ora istituite con quell’abbondanza con cui le faceva nel tempo della perduta mia libertà. Ne fo però il più che posso, restringendomi per altro alle più essenziali, e curiose. Nella scorsa campagna, ho faticato molto intorno alle medesime, particolarmente negli ultimi mesi, dopo essere stato ozioso quasi tutto quello di agosto per un periodo di febri autunnali, che vollero pure assalirmi. Di storie di bruchi, di falsibruchi, di vermi di ogni maniera ho arrichito i miei giornali; e quello che più mi soddisfa, di alcuni spezi di legniperdi terrestri, che mi cagionano sempre un piacere non ordinario trovandone, siccome
capaci di trattenere più che altri, la mia curiosità. Ho finalmente ancor trovato in autunno lumaconi-mignatte da me sempre cercati, ma inutilmente in tale stagione non ostante averne fatte le più diligenti; non sapeva determinarmi a che potesse avvenire di loro, dopo lo comparire che fanno passata la primavera; e tra gli altri punti della loro storia per anche inosservati, e indecisi contava ancor questo, che non è de’ men concludenti. Finalmente ho potuto fissarlo, e mi resta un vuoto di meno. Quando mi fu dato di rinvenirli, provai un contento inesprimibile; e fu quello un momento dei più dolci della mia vita. Aspetto con impazienza il venturo febraio per proseguire per quanto da me si potrà le mie osservazioni, ed esperienze sopra tale genere di viventi, giacché appunto in tal tempo, o a un di presso cominciano a manifestarsi. Quanto più vengono a [...] a me osservati, mi si offrono nuove viste di nuove ricerche; e mi duole di non aver tempo affatto libero, e che non se ne trovino abbondantemente in ogni stagione per ultimare una volta la loro storia, che mi trattiene da tanti anni.
          Fra le cose che ora ho preso con più calore, è il Saggio di storia medica, e naturale#3 che penso di rifondar nuovamente non ostante averla rifatta e diversamente modificata due volte, cambiando il piano dell’opera. È questa (come parmi di avervi di una altra volta scritto) una delle prime che mi balzò in mente di fare; e a cui diedi principio dodici anni sono, quando non erano che quattro, o cinque mesi, c’io era uscito dalla pedanteria, ed era ancor tanto povero di cognizioni, quanto ricco di entusiasmo, e di fanatismo per ogni maniera di scienza. Faceva un ammasso di quanto mi veniva parato avanti. Nel 1769 lo trasformai levando la maggior parte degli articoli già formati, e restringendomi a sciegliere tra le materie mediche, e naturali le più curiose, e quelle che stimava le più concludenti. Dopo tre, o quattro anni tornai a fare lo stesso restrigendomi maggiormente; sempre però proseguendo l’opera sul medesimo piano, e sempre con animo di fare un supplemento a quella del Vallisneri, che porta in fronte un titolo uguale#4. Da qualche tempo a questa parte ho cambiata affatto l’idea dell’opera, formando un nuovo piano della medesima. Questa conserverà bensì l’indole di dizionario; ma sarà supplemento al saggio ecc. del Vallisneri, più non vi saranno rinchiuse notizie particolari; ma le generali nozioni, e solo la metafisica, dirò così, della scienza.
[...]


La lettera è mutila, ma M. nella risposta la definirà «prolissa».

Cfr. a Giuseppe Rovatti, 27 maggio 1773.

Cfr. a Pietro Metastasio, 10 marzo 1767.

Antonio Vallisneri, Saggio d’istoria medica, e naturale, colla spiegazione de’ nomi, alla medesima spettanti, posti per alfabeto, in Id., Opere fisico-mediche, vol. III, pp. 341-481.