Udine, 7 settembre 1760
Illustrissimo Signore Signore Padrone Colendissimo
Non posso, gentilissimo signor abate Metastasio, esprimerle la viva consolazione che ho provato nel ricevere la di lei risposta#1 alla mia del passato luglio, risposta piena di polite ed affettuose espressioni, le quali mi convincono ad evidenza della continuazione di quella sincera amicizia, che fra noi nacque dalla somiglianza di studi, e venne poi nutrita e fortificata dalla uniformità de’ sentimenti. Ma questo contento mi fu non poco amareggiato dall’intendere la misteriosa dilazione del nostro signor abate Freddi. Io certamente nel primo d’agosto consegnai alla posta di Gorizia, e vi francai un rodoletto#2 (che conteneva il mio nuovo poemetto)#3 con una lettera annessa, in cui gli comettevo di far leggere codesta mia operetta a lei come giudice competente di poesia e mio parziale#4 amico. Ma per mia disgrazia non ho ricevuto ancora alcun riscontro da quel mio buon concittadino, il quale per altro è stato sempre puntualissimo, e non ha mancato di favorirmi in vari incontri. Se io fossi fatalista, io prenderei tal dilazione, o smarrimento per un infausto pronostico, e perderei affatto il coraggio di spedire nuovamente i due miei canti composti per le nozze dell’arciduca Giuseppe con l’infanta di Spagna. Ma no: la buona filosofia, e la giusta fiducia nella di lei sincera benevolenza, carissimo signor abate, m’inspira più ragionevoli auguri. Stimo dunque bene d’indrizzare a lei questa mia poesia lavorata sul sistema presente delle corti; e quando al finissimo suo discernimento sembri essa degna di comparire alla luce, la prego per quanto ha più di tenero e sacro la nostra amicizia, ad interporre la sua valida mediazione presso sua eccellenza il signor conte di Kevenhüller, accioch’egli mi faccia il segnalato favore di presentarla a loro Maestà e a’ due chiarissimi sposi#5. Per la spesa della stampa, la quale converrà che sia magnifica, non che decente, ella sarà puntualmente rimborsato. E se per le presenti sue occupazioni non potesse attendere ad una impressione corretta, potrebbe in tal caso servirsi dell’aiuto del sopradetto signor abate Freddi, il quale spero che molto volentieri seco lei concorrerà in una cosa che non può tornare in disonore della sua patria. Che se poi fossi così sfortunato, che non potessi ottener tal grazia da sua eccellenza il gran ciambellano (lo che non voglio supporre attese le passate prove di sua gentilezza ed umanità), ella mi farà l’onore di farla imprimere almeno come un’opera d’un suo amico, e di un italiano. Non vorrei parere presso lei troppo inamorato di questo mio ultimo lavoro; ma ella ben sa per esperienza che i figli dell’ingegno si amano a misura della fatica che costano nel produrgli. La prego a presentare l’inclusa a sua eccellenza co’ miei umilissimi complimenti, e l’assicuro che vivo con fiducia uguale al rispetto che mi fa essere
Di Vostra Signoria Illustrissima
Devotissimo ed Obbligatissimo Servitore Vero
Daniele Florio
È la missiva di M. del 20 agosto 1760.
rodoletto: (figur.) fascicoletto.