Mi do l’onore di umiliarle a vostra eccellenza questo mio foglio per mezzo del celebre signor abbate Metastasio, al quale come a mio buon amico ho indrizza<to> un mio nuovo poemetto sopra le felicissime nozze di sua altezza reale l’arciduca Giuseppe con l'infante di Spagna. Conosco bene che un sì nobile e sublime argomento richiede maggior tromba della mia; ma in sì fausto incontro la mia sola Musa è il mio buon genio e il vivo interesse che prendo in tutti gli avvenimenti che riguardano codesto adorabile sovrano. Mi sono ingegnato nei due canti, se >non di< dipingere al vivo, almeno d’adombrare l’indole generosa degli sposi reali, il loro amabile carattere, le ammirabili pre<ro>gative del cuore e dello spirito, e di addattarmi al presente sistema guerriero e politico delle corti. Ma perché, come sono conscio e sicuro della mia lodevole intenzione, così diffido de’ mie’ limitati talenti, assoggetto questa mia operetta all’autorevole giudizio del più celebre poeta de’ nostri tempi, e nello stesso tempo imploro il valido patrocinio di vostra eccellenza, accioché essa venga avvalorata e dal favor d’un mecenate e dal fino gusto d’un Orazio. S’ella unitamente col signor abbate Metastasio crederà degna l’opera mia della luce di questa augustissima Corte, la supplico a farmi l’onore di presentarla a<lle> loro Maestà e ai due celebrati sposi. Questa grazia sarà il compimento di tant’altre ch’ella si è compiaciuta accordare a’ miei poetici componimenti, e imprimerà più vivamente nell’animo mio i sentimenti d’indelebile riconoscenza e di altissima venerazione, che mi costituiscono con constanza uguale all’ossequio
maggior tromba ] più forte lena aggiunta, variante alternativa posta in sopralinea