Udine, marzo 1773#1


Illustrissimo Signore Signore Padrone Colendissimo

Mentre il signore conte Gregorio Bartolini#2 in compagnia del signor abbate Canziani#3 si porta <a> codesta corte imperiale per comunicare a sua eccellenza il signor ambasciator veneto#4 l’instruzioni concernenti l’affare della nuova posta, che si disegna stabilir in Udine, mi permetta, gentilissimo signor abbate Metastasio, che io rompendo il forse troppo lungo silenzio mi trattenga seco lei per pochi momenti, e l’esprima l’animo mio non tanto con la mal obbediente penna, quanto con la fida voce de’ due miei carissimi amici e concittadini. Come entrambi sono giusti ammiratori de’ suoi drammi, così desiderano di conoscere personalmente l’impareggiabile autore, che con arte sì delicata sa maneggiar gli affetti ed ispirare con tanta dolcezza l’amore della virtù. Quindi non solamente per condiscendenza, ma ancor per mio amor proprio mi fo un piacere d’insinuare presso lei questi due soggetti, perché forniti d’ottimo gusto nella amena letteratura e di spirito ben coltivato nelle scientifiche facoltà essi fanno veramente onore alla mia patria. Benché io m’accorga che in me va declinando con l’età quel genio poetico che dalla mia prima gioventù mi fece stringer seco lei una sì vantaggiosa corrispondenza, pure posso assicurarla che non mai s’indeboliranno le leggi dell’amicizia mia sincera, perché fondata sovra ’ più saldi principi dell’intimo dover mio e dell’invariabil suo merito. Spesse volte mi trasporto col pensiero alla invidiabil società ch’ella si ha formata col signor conte di Canal#5 e col signor conte d’Haaghen#6, fra’ quali nell’ultimo mio soggiorno in Vienna#7 ebbi la sorte d’essere ammesso all’erudite sessioni; e così con la dolce rimembranza procuro di compensarne il discapito e lo spiacere della privazione. Ella sarà il fedele interprete de’ miei sentimenti di stima e gratitudine verso que’ due insigni letterati e suoi inseparabili amici, poiché non so se avrò più il contento di riverirli costà, mentre altri seri riflessi non mi lasciano in libertà d’intraprendere nuovi viaggi, e mi fanno un dovere di vegliare al governo della mia famiglia. Quivi mi godo una vita tranquilla in compagnia dei docili figli e del carissimo fratello, che al pari di me ama e pregia gli aurei di lei costumi e l’immortali sue opere. Si andiamo entrambi consolando con la soave speranza di rivedere un giorno in Udine lo stimatissimo nostro abbate Metastasio, quando egli si compiaccia di mantenerne la promessa d’onorare nel suo passaggio pel Friuli il nostro amichevole albergo. Ma temo che tale speranza sia una pietosa ingannatrice#8. Ben prevedo che vostra signoria illustrissima avrebbe troppa pena a staccarsi di un paese che per il soggiorno di tanti anni è divenuto quasi sua patria, e che il suo bel cuore proverebbe una invincibile ripugnanza nell’abbandonare tanto suoi fedeli amici, e molto più la sovrana sua benefatrice. Se dunque non posso lusingarmi né pur d’una visita passaggiera, mi conforterò almeno col piacere d’intendere, in qualunque luogo ella si trovi, notizie favorevoli della sua preziosa salute. Il Cielo conservi in lei l’onore del teatro italiano e l’esempio della vera amicizia, di cui io ne ho ricevute tante obbliganti prove, e alla quale procurerò sempre di corrispondere con quel inviolabile attaccamento, che mi fa essere

Udine marzo 1773

Di Vostra Signoria Illustrissima
Devotissimo ed Obbligatissimo Servitore ed Amico
Daniele Florio

P.S. La prego degli umilissimi miei complimenti alla signora contessa di Figuerola#9, al signor generale conte della Puebla#10, a monsignor Perlas#11, e a tutte le dame e cavalieri che ho avuto l’onor di conoscere in quella nobile assemblea, nella quale mi farà grazia d’insinuare il signore conte Bartolini e l’abbate suo compagno.

 

Probabilmente è la responsiva alla lettera di M. del 4 dicembre 1771, come lasciano supporre l’accenno al troppo lungo silenzio da parte di Florio, il ricordo del suo ultimo viaggio a Vienna e la frequentazione della triplice Alleanza, a cui faceva riferimento M. nella sua.

Gregorio Bartolini (1737-1828), fratello del bibliofilo Antonio; sposò Teresa Dragoni, nipote di Daniele Florio (era figlia dell’amata Lavinia, contessa Dragoni).

Gottardo Canciani (1729-1792), professore e poi rettore del Seminario di Udine, poeta ed esperto di agricoltura. A lui «che godeva della stima dei contemporanei ed era membro del Maggior consiglio di Udine, furono affidati importanti incarichi riguardanti la sua città: al fianco di Gregorio Bartolini, ad esempio, andò a Vienna per tentare di risolvere un “difficile affare, riguardante il passaggio di quelle poste per Udine”» (Stefania Villani, Canciani Gottardo, in Nuovo Liruti. Dizionario biografico dei Friulani, II. L’età veneta, a cura di Cesare Scalon, Claudio Griggio e Ugo Rozzo, Udine, Forum Editrice, 2009, p. 598-599).

Bartolomeo Gradenigo II (1729-1786), ambasciatore veneto a Vienna dal 1769 al 1774. In qualità di ministro plenipotenziario della Serenissima fu lui a firmare «le convenzioni per il servizio postale tra Vienna e Mantova (24 ott. 1772) e la variazione degli accordi del 1769 per la corrispondenza tra Vienna e Venezia, che i Veneziani vollero deviare sulla via di Udine, più lunga ma più sicura, rispetto a quella di Gorizia-Codroipo (28 nov. 1774)» (Michela Dal Borgo, Gradenigo, Bartolomeo, in DBI, 58, 2002, pp. 290-291).

Luigi Girolamo Malabaila di Canale (1704-1773), ambasciatore sabaudo a Vienna, dove visse dal 1737 al 1773; sul suo rapporto con M., all’insegna della comune predilezione per il mondo classico – tradussero insieme Giovenale e l’Ars poetica di Orazio –, cfr. Ada Ruata, Luigi Malabaila di Canale, Torino, Deputazione Subalpina di Storia Patria, 1968; Rossana Caira Lumetti, Gli italiani a Vienna all’epoca di Metastasio, in La tradizione classica nelle arti del XVIII secolo e la fortuna di Metastasio a Vienna, Atti del Convegno internazionale di studi Österreichische Nationalbibliothek, Wien 17-20 maggio 2002, a cura di Mario Valente e Erika Kanduth, Roma, Artemide Edizioni, 2003, pp. 239-260: 251-254; e Alberto Beniscelli, Il poeta e il diplomatico, in Id., «I più sensibili effetti». Percorsi attraverso il Settecento letterario, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2022, pp. 261-281.

Johann Hugo II von Hagen (1707-1791), Vicepresidente del Consiglio imperiale dal 1754, quindi Presidente (nel 1778), dopo la morte del suo predecessore Ferdinand Bonaventura II von Harrach (cfr. lett. di M. a Agostino Gervasi 10 ottobre 1771: «coi quali, meco perfettamente concordi di genio, di costumi e di opinioni, passo tranquillamente, rivolgendo le antiche carte, alcune ore d’ogni giorno, spesso con profitto e sempre senza rimorso»). Cfr. la lett. del 4 dicembre 1771.

Nel settembre-ottobre 1771.

Citazione dal dramma metastasiano Il Ruggiero, o vero L’eroica gratitudine, 1771 (atto I, scena IX): «So che un sogno è la speranza, / so che spesso il ver non dice; / ma, pietosa ingannatrice, / consolando almen mi va».

Francesca, contessina Figuerola, figlia di Gertrude de Figuerola (morta nel 1767) e nipote di monsignor Perlas, presso il quale peraltro viveva: «Tale era quella [conversazione] di detto monsignor Perlas con sua nipote la signora contessa Figarola ivi abitante, figlia del signor conte di tal nome» (Andrea Rubbi, Elogio di Pietro Metastasio, Venezia, Pietro Marcuzzi, 1782, pp. 87-88). Su di lei cfr. anche Alberto Beniscelli, Le ragioni di un incontro. Metastasio e Vienna, e Paola Cosentino, Le allieve di Metastasio. Per una ricognizione degli ambienti viennesi intorno al poeta, in corso di stampa negli atti del convegno La Vienna di Metastasio (1730-1782), Vienna, 7-9 aprile 2022, presso l’editore Hollitzer, Vienna.

Antonio di Portogallo, Conte della Puebla del Maestre (m. 1767), ufficiale e uomo politico; era all’epoca Commissario Aulico Plenipotenziario delle Unite Principate Contee di Gorizia e Gradisca e Generale Comandante delle Medesime, dei Ducati della Carinzia e Cragno e di tutto il litorale austriaco. cfr. lett. del 6 aprile 1765.

Carlo, canonico di Breslavia, fratello di don Ramón conte di Villana-Perlas de Rialp; era un vecchio amico di M., il quale, dopo la morte della contessa Marianna Pignatelli d’Althann (1755), dove «si tratteneva dalle undici ore della mattina fino alle due dopo mezzo dì, e la sera dalle otto fino alle dieci», prese a impiegare questo tempo con lui (cfr. Vita dell’Abate Pietro Metastasio poeta cesareo, in Opere del signor abate Pietro Metastasio, t. IV. Lucca, Francesco Bonsignori, 1783, pp. VII-VIII); e, ancora: «Dal 1740 fino all’ultima malattia tenne un ordine regolare di vita […] Poco dopo il mezzo giorno usciva, e sempre in carrozza. Facea qualche visita; poi si fermava in casa di monsignor Perlas suo vecchio amico presso alle due […] Usciva [dopo le otto] di nuovo in carrozza a qualche gita, o restituiva visite, finché ritornava da monsignor Perlas fino alle dieci» (Andrea Rubbi, Elogio di Pietro Metastasio, Venezia, Pietro Marcuzzi, 1782, p. 87). Ciò non sembra compatibile con quanto affermato da Brunelli (IV, p. 880), che si tratti di Francesco de Vilana-Perlas, figlio della contessa Marianna Zinzendorf, che «abitava perlopiù a Milano da quando nel 1761 aveva ottenuto il canonicato nella chiesa di S. Maria della Scala». In realtà, in quanto zio della fraila Figuerola, monsignor Perlas era un fratello del don Ramòn Figuerola che era giunto dalla Spagna al seguito di Carlo VI. Su monsignor Perlas si veda ora Alberto Beniscelli, Le ragioni di un incontro. Metastasio e Vienna, e Paola Cosentino, Le allieve di Metastasio. Per una ricognizione degli ambienti viennesi intorno al poeta, in corso di stampa negli atti del convegno La Vienna di Metastasio (1730-1782), Vienna, 7-9 aprile 2022, presso l’editore Hollitzer, Vienna.

 

il aggiunta, integrazione posta in interlinea
di conoscere aggiunta, integrazione posta in interlinea
me aggiunta, integrazione posta in interlinea
né pur ] variante alternativa posta in sopralinea su nemmeno (cassato)
sulla dx, forse di altra mano: in figura / in