Udine, 2 marzo 1775#1
Illustrissimo Signore Signore Padrone Colendissimo
La nascita del real infante di sua Maestà il re delle due Sicilie#2, come è un avvenimento felice che vivamente interessa l’amore materno di questa augustissima sovrana, così mi ha dato eccitamento a lavorare una canzone pindarica, che fino dai primi dello scaduto febbraio ho spedita ad un mio amico dimorante in Napoli, perché colà sia data alle stampe, e come anche spero, presentata a quella Corte. Subito che riceverò gli esemplari, non mancherò di farne tenere uno a vostra signoria illustrissima, che riguarda con tanta parzialità le mie produzioni. Per anticiparmi fratanto questo piacere, mi do il coraggio di farle leggere un sonetto, in cui è ristretta l’idea del lungo componimento, e ne aggiungo due altri di ricente composti sopra l’elezione del nuovo pontefice#3. Sono più che certo ch’ella proverà una sensibile consolazione nel vedere che in me non sia del tutto spento il genio poetico. Ella ha una felice esperienza in se stesso, che le Muse anche nell’età più matura sono amiche fedeli a quelli che le hanno coltivate ne’ lor anni più floridi. Certamente non posso dissimulare ch’esse mi riescono di un dolcissimo sollievo, e che la loro compagnia è la più deliziosa che io possa ritrovare dopo quella dell’angelico mio fratello#4, che al pari di me tiene impresso nell’animo lo stimatissimo signore abbate Metastasio, e sospira il di lui passaggio per Udine. Quand’anco mi abbandonassero le Muse, non si rallenteriano punto i forti e soavi ruoli d’antica amicizia, co’ quali esse mi hanno unito a quello che gode la loro predilezione. Si compiacerà vostra signoria illustrissima di accogliere questo sincero pegno della mia perfetta estimazione ed amicizia, e comunicare questi versi insieme cogli umilissimi complimenti a<lla> signora contessa Figaruola#5, a monsignor Perlas#6, al conte generale della Puebla#7, e a tutti di quella scelta e nobilissima compagnia. Mi farà grazia ancora di ricordare la mia servitù al dotto e carissimo amico suo il signore baron di Haghen#8.
Ah perché non posso qui aggiungere un altro nome a lei ed a me di sempre acerba ed onorata memoria?#9 Carissimo signore abbate Metastasio, non invidiamo a quello spirito umanissimo ed illuminato una più felice società. Ella fratanto conservi in se stessa il lume ed ornamento del teatro italiano, ed a me un diletto ed illustre amico e padrone; e mi creda quale ho l’onore di raffermarmi
Udine 4 marzo 1775
Di Vostra Signoria Illustrissima
Devotissimo e Obbligatissimo Servitore ed Amico
Daniele Florio
non invidiamo aggiunta, integrazione posta in interlinea
1775] 1778 errore (cfr. supra)