#1 Al Conte Algarotti (Dresda)

Di Joslowitz in Moravia

6 8bre 1746

Amico dilettissimo

Giunto a pena in Moravia negli ultimi giorni d’agosto pieno della speranza d’abbracciarvi, vi scrissi una lettera nella quale rinnovando gl’inviti della nostra incomparabile Contessa d’Althann vi confortavo ad accettarli, vi dirigevo perché sapeste il cammino che dovevate tenere, et inviai da Frain ove allora eravamo la lettera al Maestro della Posta di Fratting con ordine di consegnarvela al vostro passaggio#2. Tre giorni sono partendo da quello per quest’altro soggiorno, scrissi la seconda con la direzione diversa, e dopo chiusa la lettera me ne giunse una vostra da Vienna scritta da Dresda il dì 20 settembre. Ma il piacere di ricever le sospirate notizie di vostra persona mi fu molto scemato dalla certezza di vedere deluse le mie speranze della vostra compagnia, le quali a dispetto della pur troppo sospetta dilazione io aveva gelosamente nudrite. La nostra degnissima Signora Contessa d’Althann non saprebbe perdonarvi d’averla defraudata d’un piacere così aspettato, se quello di sentirvi render giustizia da cotesto sovrano non le servisse di contraccambio#3. Io non mi rallegro con voi, ma invidio chiunque ha la facoltà di onorar se stesso onorandovi.

       Sospiro le altre due lettere delle quali mi date contezza in quella che ho ricevuta: e particolarmente quella alla quale consegnaste i vostri versi sul commercio: che nel resto di questo nostro rustico soggiorno farebbero la mia delizia#4. Ma per dir vero comincio ormai a disperarne l’arrivo.

       Al partir da Vienna un Abbate a nome del Signor Kadghib mi consegnò un involto con la nuova impressione del vostro Neutonianismo, ma non ebbi né pur agio d’aprirlo#5. Ve ne rendo intanto mille grazie e mi riserbo al mio ritorno in città il piacere di scorrerlo di nuovo e darvene conto.

       Ho scritto così per giuoco Il pentimento a Nice, palinodia della canzonetta a voi nota#6. La legge che mi sono imposta di valermi delle parole medesime della prima per dir tutto il contrario, ha reso il lavoro difficile: e quasi troppo, per uno scherzo. Se avessi chi mi sollevasse dal noioso impiego di copiare ve la trasmetterei. Ma lo farò da Vienna.

       Amatemi sempre quanto io vi amo e vi onoro; e credetemi costantemente

vostro Pietro Metastasio

 

P. S. Mi è stato scritto per ordine del nostro Sovrano, affinché io m’applicassi a comporre un’opera per le nozze che costì si celebreranno a primavera; ma io, non sicuro ancora del mio incominciato ristabilimento in salute, non ho avuto ardire di prenderne l’impegno, incerto di poterlo compiere#7. Questo è il vero mio sentimento: del quale vi prego di render testimonianza in caso che sentiste malignar la mia scusa. Addio.

 

La lettera, originariamente spedita a Dresda, viene reindirizzata a Lichtenwald, dove Algarotti si trovava in quel momento, come emerge dalla correzione del recapito acclusa nel testimone A.

A Joslowitz (Jaroslavice) e Frain (Vranov nad Dyjí), in Moravia, si trovavano le due principali residenze di campagna nelle quali la contessa Marianna d’Althann riuniva il circolo di artisti, diplomatici e uomini di cultura legati in vario modo alla corte asburgica. A queste località si aggiunge la più distante dimora di Czakathurn (Čakovec), in Croazia, frequentata soprattutto nei periodi più turbolenti della guerra di successione austriaca. Sui soggiorni metastasiani nelle dimore della contessa cfr. Lanzola, «Una vera non interrotta ed irreprensibile amicizia», in La Vienna di Metastasio (1730-1782), i.c.s.

Metastasio allude qui a una lettera non ricevuta da Algarotti, scritta da Frain, nella quale suggeriva al destinatario di accettare l’invito in villeggiatura di Marianna d’Althann. Comunica inoltre di avere ricevuto la missiva del suo corrispondente poco dopo avergli scritto una seconda lettera nella quale annunciava il trasferimento a Joslowitz. Al netto dei disguidi postali, per giustificare la mancata visita alla dimora estiva della contessa d’Althann, Algarotti aveva probabilmente addotto i numerosi impegni che lo trattenevano in Sassonia alla corte di Augusto III. Nel frattempo era invece giunto a Vienna un amico di Algarotti, Giammaria Ortes, intenzionato a sottoporre a Metastasio un suo dramma intitolato Attilio. Nonostante il sostegno del conte, Ortes non riesce però a incontrare il poeta, che era appena partito per la Moravia, e se ne lamenta con il suo corrispondente nella lettera del 2 dicembre 1746, in Lettere di Giammaria Ortes veneziano a Francesco Algarotti, Venezia, Alvisopoli, 1811, pp. 15-16. Sul tema cfr. Anglani, Ortes, Algarotti e il “Congresso di Citera”, p. 78.

Metastasio si riferisce all’epistola in sciolti Sopra il Commercio a Sua Eccellenza il Signor N. N. [Alessandro Zeno], spedita da Algarotti il 20 agosto e ricevuta da Metastasio insieme alla «nuova stampa del Congresso di Citera» solo in autunno inoltrato (cfr. lett. 7 del 27 ottobre 1746). Il componimento viene stampato per la prima volta a Dresda nello stesso 1746, ma anche in seguito ai suggerimenti inviati da Metastasio nelle lett. 7 e 8 del 27 ottobre e del 2 dicembre 1746, l’autore lo sottopone a una profonda revisione. Da quanto emerge dalla lettera a Gianmaria Mazzuchelli del 17 marzo 1751, in Ve1791-4, IX (1792), pp. 180-181, a distanza di alcuni anni dalla prima stesura Algarotti non si dichiara ancora soddisfatto del risultato: «Tutte le cose mie io gliele ho mandate, perch’ella ne faccia giudizio. Quella operetta in versi sopra il Commercio, ch’ella ora mi richiede, no; perché di essa era forse meno contento, che di qualunque altra. Raffazzonata che sia verrà anch’essa al suo tribunale». Come si legge nel commento di Anna Maria Salvadè in Algarotti, Poesie, pp. 258-259, in quegli stessi anni l’epistola, tuttavia, aveva avuto un’ampia circolazione, raccogliendo numerosi consensi per la cura dei versi e per la novità dell’argomento. Allo stesso tema Algarotti dedica anche il Saggio sopra il Commercio, indirizzato il 10 aprile 1763 a Lorenzo Guazzesi, provveditore dell’Ufficio de’ Fossi di Pisa. La prosa è raccolta in Francesco Algarotti, Saggi, a cura di Giovanni Da Pozzo, Bari, Laterza, 1963, pp. 433-444.

La «nuova impressione» a cui l’autore fa riferimento è molto probabilmente Il neutonianismo ovvero Dialoghi sopra la luce, i colori, e l’attrazione, Napoli, Eredi Hertz librai e stampatori di Venezia, 1746. L’opera algarottiana era stata pubblicata per la prima volta nel 1737 a Milano (ma Napoli nel frontespizio) e a Venezia nel 1739 da Giambattista Pasquali (sempre con falsa indicazione di Napoli) con il titolo di Newtonianismo per le dame. Lo scritto verrà modificato e stampato in più occasioni fino ad assumere il titolo definitivo di Dialoghi sopra l’ottica neutoniana (l’opera si legge in Illuministi italiani. II. Opere di Francesco Algarotti e Saverio Bettinelli, a cura di Ettore Bonora, Milano-Napoli, Ricciardi, 1969, pp. 11-177, poi ristampata autonomamente nell’edizione Torino, Einaudi, 1977). Il «Signor Kadghib» qui citato come intermediario nella consegna del libro non trova altre occorrenze nell’epistolario metastasiano.

Si tratta della canzonetta Palinodia. A Nice, scritta da Metastasio nel 1746 come ritrattazione scherzosa del componimento del 1733 intitolato La libertà. A Nice (cfr. Pietro Metastasio, Poesie, a cura di Rosa Necchi, Torino, Aragno, 2009, pp. 37-40).

Metastasio spiega ad Algarotti le ragioni che lo hanno indotto a declinare la proposta di Augusto III, che gli aveva chiesto di comporre una nuova opera per un’occasione encomiastica. Brunelli ipotizza che si tratti delle nozze della figlia del sovrano, Maria Josepha di Sassonia, con il Delfino Luigi di Francia, già vedovo dell’infanta di Spagna Maria Teresa Raffaella (si veda anche Lanzola, Il teatro della diplomazia, p. 199). Il matrimonio verrà celebrato per procura il 10 gennaio 1747 a Dresda e in presenza il successivo 9 febbraio a Versailles: l’11 gennaio a Dresda, effettivamente, non andrà in scena alcun nuovo dramma metastasiano, ma verrà proposto per l’occasione un allestimento della Semiramide riconosciuta. Correggendo la ricostruzione di Brunelli, Mellace, Johann Adolf Hasse, p. 90, ritiene invece che la richiesta del sovrano riguardasse le doppie nozze programmate per il giugno 1747 del principe ereditario Federico Cristiano con Maria Antonia Walpurgis (sorella dell’elettore di Baviera), e di Maria Anna (sorella di Federico Cristiano) con l’elettore di Baviera Massimiliano III Giuseppe. In luogo del dramma di Metastasio, il 14 giugno di quell’anno andrà in scena La spartana generosa su libretto di Giovanni Claudio Pasquini. Anche in ragione delle tempistiche, la ricostruzione di Mellace appare più convincente: Metastasio precisa infatti che le nozze si sarebbero celebrate nella primavera del 1747 e non in inverno e, inoltre, se si trattasse delle nozze invernali, la comunicazione della richiesta nell’ottobre del 1746 risulterebbe piuttosto tardiva.