#1

Al Signor Conte Algarotti (Berlino)

Vienna 23 Giugno 752

Amico dilettissimo

Fra la repugnanza a scrivervi poco e l’impossibilità di scrivervi molto, son secoli ch’io non vi scrivo nulla. L’ultima carissima vostra lettera, accompagnata dall’altra in versi, esigeva da me applausi, osservazioni, e ringraziamenti da non restringersi così di leggieri in poche righe: e le mie occupazioni non mi lasciavano agio bastante a scriverne molte. Una nuova opera frettolosamente commessa; quattro vezzose damigelle attrici da istruire; e tutto il peso d’un magnifico spettacolo da ordinare, e dirigere, son faccende che assorbiscono tutta la mia attività, pur troppo senza questo esercitata da pertinaci affetti isterici, persecutori implacabili de’ nervi miei#2. Ma qual bisogno di scusa? È già stabilito fra noi un certo discreto commercio d’indulgenza che non ci offre soggetti agl’importuni canoni del ridicolo corrente cerimoniale; et assolve fin la nostra pigrizia da qualunque sospetto di freddezza.

      Ho riletta con vero piacere la lettera in versi che vi è piaciuto indirizzarmi; e mi sono confermato nell’opinione che sia questa una delle vostre cose delle quali dobbiate essere particolarmente sodisfatto#3. Essa è piena in primo luogo di giudizio; e «scribendi recte, sapere est, et principium et fons»#4. Vi sono de’ tratti degni del pennello di Apelle; e parmi fra’ vostri componimenti quello che meno si risenta di quella folla d’idee, che faceva (a creder mio) il maggiore inciampo della vostra eloquenza. In somma me ne congratulo nuovamente con esso voi, e con tutto il Parnaso italiano.

 

                                                                        5 Agosto 752

Un concorso d’impertinenti circostanze mi distrasse dal terminar questa lettera, quando l’incominciai, con proponimento di trattenermi buona pezza con esso voi. Or sul punto di partir da Vienna per l’annua villeggiatura di Moravia, la termino come posso, se non come vorrei. Gioverà almeno per darvi un abbraccio; per rendervi grazie delle attenzioni da voi usate a mio riguardo al Signor Pezzi#5; per pregarvi ad assicurar di bel nuovo del sommo distintissimo pregio in cui io tengo cotesto Signor de Voltaire; e per solleticare un poco la vostra amicizia, almen tanto, che sedotta da così lungo riposo non corra rischio d’addormentarsi#6.

     La degnissima Signora Contessa d’Althann è gratissima alla vostra memoria, e prende da questa argomento di non perdere affatto la speranza d’alloggiarvi almen di passaggio una volta nelle sue deliziose campagne. Addio: il Conte di Canale vi saluta, et io pieno di tenera, e costantissima stima sono, e sarò sempre 

il vostro Pietro Metastasio

Si riporta la data indicata nell’autografo (testimone A), in B e in Ve1791-4, XIII (1794), p. 48. In C la lettera viene invece datata al 23 luglio 1752. Quest’ultima datazione viene accolta in Lettere, III, p. 742. In Ve1791-4, XIII (1794), pp. 49-50, l’aggiunta del 5 agosto viene trascritta senza indicazioni di data.

Metastasio allude alla messa in scena dell’Eroe cinese eseguita per la prima volta il 13 maggio 1752 presso lo Schlosstheater di Schönbrunn con la partitura di Giuseppe Bonno (cfr. Metastasio, Drammi per musica, III, pp. 247- 299, 561-654). La rappresentazione seguiva di pochi mesi il successo del Re pastore e la scarsa distanza cronologica tra i due impegni aveva messo duramente alla prova l’autore: «Scrivere due opere in così breve tempo, trovarsi solo a regolare architetti, pittori, sarti e tutti gl’ingredienti teatrali, aver su le spalle la direzione di quattro damigelle ed essere intanto e crudelmente perseguitato dagli antichi miei implacabili effetti isterici, sono circostanze che debbono esigere da voi più compassione che perdono» (lettera a Giovanna Nepomucena di Montoja del 15 aprile 1752, in Lettere, III, p. 721). Il libretto dell’Eroe cinese era stato spedito a un destinatario presumibilmente identificabile con Algarotti la settimana precedente alla messa in scena (cfr. la lett. del 6 maggio 1752 in Appendice 1).

L’autore sembra qui tornare sull’epistola in versi Al Signor Abate Metastasio, su cui si era già ampiamente soffermato nella lett. 8 del 2 dicembre 1746. In quell’occasione l’opera veniva definita una «bellissima lettera che vi è piaciuto indirizzarmi», secondo una formula molto simile all’espressione usata in questa circostanza. Non è improbabile che l’allusione risponda a un nuovo invio del testo revisionato e corretto da parte di Algarotti. Nel 1752 l’epistola era infatti ancora inedita e, come ricordato nella nota 6 della lett. 8 del 2 dicembre 1746, sarebbe stata pubblicata per la prima volta solo nel 1755 in Algarotti, Discorsi sopra differenti soggetti, pp. CCLVI-CCLXIII. Il riferimento in avvio alla missiva all’«altra in versi» che accompagna «l’ultima carissima vostra lettera» sarebbe dunque da intendersi in relazione alla nuova versione dell’epistola in sciolti dedicata al poeta cesareo.

Hor., Ars, 309.

Metastasio ringrazia Algarotti delle attenzioni dedicate a Carlo Giuseppe Pezzi (e non «Pezzis», come si legge invece in Lettere, III, p. 743), un suo giovane protetto giunto a Vienna all’inizio del 1752 per intraprendere la carriera militare o diplomatica, di passaggio a Berlino nell’estate dello stesso anno (cfr. la lettera a Francesco d’Argenvillères, 28 febbraio 1752, ivi, pp. 716- 717). Constatata la scarsa propensione di Pezzi a vestire la divisa da soldato, Metastasio cerca di «introdurlo nella vita politica» mandandolo «con alcun ambasciatore o inviato in una delle Corti straniere d’Europa». Improvvisamente, però, Pezzi parte per Berlino, dove «l’obbligavano a trasportarsi per alcun tempo gl’interessi della sua casa» (allo stesso, 17 luglio 1752, ivi, pp. 741-742). Di qui la raccomandazione ad Algarotti. Sebbene a metà agosto Pezzi fosse ancora a Berlino e per un certo periodo non avesse più dato notizie di sé, nell’aprile 1753 Metastasio raggiunge l’obiettivo prefissato e riesce a «farlo accettare dal Conte Colloredo, ch’è inviato in Inghilterra, con qualche piccolo vantaggio, e col consenso ed approvazione della Corte» (allo stesso, 23 aprile 1753, ivi, pp. 816-817).

In Vi1795, II, p. 62, il resto della lettera viene omesso e l’intera lettera viene datata «Vienna 5 agosto 1752».

Al Signor Conte Algarotti (Berlino) | Vienna 23 Giugno 752] Al Signor Conte Algarotti a Berlino da Vienna 23 Giugno 1752 B Al Signor Conte Algarotti | Da Vienna a Berlino. 23 Luglio 1752 C 

nella riga successiva, in centro alla pagina, aggiunta di mano diversa dal copista lode dei versi A 

una volta assente in C 

sono] son C