Al Signor Conte Algarotti a Pisa da Vienna 21 Maggio 1764

Amico chiarissimo

 Il nostro lungamente trascurato carteggio non è stato silenzio#1. Io non ho mai cessato di ragionar con voi: né di lusingarmi del contraccambio. Piacemi per altro che ne sia interrotta la prescrizione dal cortese dono, di cui avete voluto onorarmi: prezioso per l’intrinseco suo valore, e carissimo come mallevador sicuro della vostra per me costante et affettuosa parzialità. Il mio non men che vostro Signor Bonechi mi avvertì d’averlo dovuto lasciare in questa dogana: d’onde malgrado le mie prime diligenze non ho potuto fin ora ritrarlo; ma smarrito, e non certamente perduto, converrà pure che si rinvenga#2. Intanto il Signor Conte di Canale già possessore del suo esemplare, appagata la propria, seconderà la mia impazienza: secondatela ancor voi con gli altri volumi che si andranno successivamente pubblicando; e credetemi a qualunque pruova

La lettera è l’ultima del carteggio. Algarotti infatti muore pochi giorni più tardi, nella notte tra il 23 e il 24 maggio.

Sulla commissione svolta da Giuseppe Bonechi, incaricato di consegnare a Metastasio una copia del primo volume delle Opere algarottiane stampate da Marco Coltellini, si rimanda alla lettera III del 19 marzo 1764. Sui rapporti tra Algarotti e il panorama editoriale e bibliofilo toscano, e in particolare sulle relazioni con l’erudito Giovanni Lami e con Giuseppe Aubert, responsabile della stamperia Coltellini di Livorno, cfr. Martina Romanelli, «Io mi son dato alle lettere per bastare a me stesso». Tracce algarottiane nella biblioteca di Giovanni Lami, in «La Rassegna della letteratura italiana», CXXXVI, 2022, 1, pp. 5-31.

Al Signor Conte Algarotti a Pisa da Vienna 21 Maggio 1764] Al Signor Conte Algarotti | da Vienna a Pisa 21 Maggio 764 B 

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