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Vienna 6 Maggio 752

Amico incomparabile 

L’eroe cinese che vi trasmetto prima che sia qui pubblicato, farà le scuse del mio silenzio#2. Lo scriverlo è stato il minore incomodo che m’ha prodotto. Mi trovo sulle spalle tutta la cura dello spettacolo: e non ho tempo per bestemmiare.

Vi prego di dare a mio nome l’altro esemplare che lo accompagna al nostro ministro cesareo Signor Conte della Puebla, ricordandogli il mio rispetto#3. Vedrete che per allontanarmi dal Re pastore ho dovuto ricorrere al genere implesso. Comunicatelo al Signor de Voltaire, et abbracciatelo per me#4.

Vi risponderò quando posso su la vostra bellissima lettera che ho nuovamente ammirata#5. Addio, convien ch’io finisca di scrivere: ma non già d’essere 

il vostro Pietro Metastasi

 

La lettera è tramandata senza l’indicazione del destinatario. I riferimenti a Voltaire e al conte della Puebla, ambasciatore imperiale a Berlino citato anche nella lett. 17 dell’8 novembre 1752, lasciano supporre che possa trattarsi di Algarotti, all’epoca residente presso la corte prussiana e frequentatore del filosofo francese.

L’Eroe cinese verrà messo in scena il 13 maggio 1752 «nel teatro dell’imperial giardino» di Schönbrunn con la musica di Giuseppe Bonno (cfr. METASTASIO, Drammi per musica, III, pp. 247-299, 561-654). L’autore allude a quella rappresentazione anche nella lett. 16 del 23 giugno 1752.

Sul conte si veda la lett. dell’8 novembre 1752.

genere implesso: si riferisce a una trama dall’intreccio complesso, di norma costruita su doppio intrigo e agnizione (cfr. REINHARD STROHM, Dramatic Dualities: Metastasio and the Tradition of the Opera Pair, in «Early Music», XXVI, 1998, 4, pp. 551-561). Sulle implicazioni teoriche della trama implessa cfr. METASTASIO, Estratto, p. 143. La stessa osservazione sull’Eroe cinese si riscontra anche in altre lettere dell’epistolario (es. al fratello Leopoldo Trapassi, 12 giugno 1752, in Lettere, III, p. 731) tra cui quella a Tommaso Filipponi del 5 giugno 1752, ivi, p. 730: «Avrete osservato che, per allontanarmi dalla semplicità del Re pastore, ho dovuto ricorrere al genere implesso e alla moltiplicità delle peripezie. Se queste nascano da fondamenti verisimili, se bastino a sospender l’animo dello spettatore sino alla catastrofe e se rispettino a dispetto delle continue mutazioni di fortuna l’unità delle azioni, tocca a’ vostri pari il giudicarne, siccome toccava a me di propormelo». Dell’apprezzamento di Voltaire riguardo all’opera resta invece una traccia significativa nella lettera a Henri Lambert d’Herbigny, marquis de Thibouville, 21 maggio 1755, in VOLTAIRE, Correspondance, IV (1978), p. 445. Precisando le differenze con la sua tragedia Orphelin de la Chine, l’autore si augura infatti che Richelet possa includere nella sua raccolta di traduzioni metastasiane un’opera che «peut valoir infiniment mieux» della sua: «Soit que je sois en état d’achever mes Chinois et mes Tartares, soit que je sois forcé de les abandonner, je vous supplie de remercier pour moi M. Richelet de ses offres obligeantes. Plus je suis sensible à son attention, plus je le prie de ne pas manquer de donner au public l’Eroe cinese de Metastasio. La circonstance sera favorable au débit de son ouvrage, et ce ne sera pas ce qui fera tort au mien. Je n’ai de commun avec Metastasio que le titre. On ne se douterait pas que la scène soit, chez lui, à la Chine: elle peut être où l’on veut; c’est une intrigue d’opéra ordinaire. Point de mœurs étrangères, point de caractères semblables aux miens; un tout autre sujet et un tout autre pinceau. Sou ouvrage peut valoir infiniment mieux que le mien, mais il n’y a aucun rapport».

l riferimento allude probabilmente a un nuovo invio dell’epistola in sciolti Al Signor Abate Metastasio: sul tema si vedano la lett. del 23 giugno 1752 e le relative note.