Una visita inaspettata del degnissimo padre Lascaris#1 mio amico, mi sorprese ier l’altro, e non per un solo motivo. Ei mi disse in primo luogo esser egli di ritorno d’Italia; ed io ignorava ch’ei fosse partito mai da Vienna. Mi consegnò poi un’obbligante lettera di vostra signoria illustrissima in prosa, nella quale (benché con gentilissima delicatezza) ella mi sospetta debitore di risposta ad altra sua, che, per quanto io abbia tormentata la mia memoria, non so risovvenirmi d’aver ricevuta: e mi presentò finalmente un involtino a me diretto, che racchiudeva una leggiadra tabacchierina, preziosa di materia ed elegantissima di lavoro, ed offertami in dono con una cortesissima epistola in versi, che l’accompagnava. Non so dirle quale io rimasi; non avendo mai saputo che fra gli abitatori di Parnaso fossero in uso somiglianti doni, e specialmente con chi gli ha da lei meritati così poco. Il mio stupore non iscema per altro la dovuta mia riconoscenza, tanto più viva quanto meno è comune una così cara prova dell’amor suo. Senza esser punto offuscato dalla seduzione del dono, mi congratulo sinceramente seco della lettera in versi che con esso ricevo. È questa poetica, giudiziosa, piena più di cose che di parole, e non meno stimabile come lodevol frutto del suo felice talento, che come pegno sicuro del molto di più che può ella con sicurezza promettersene. Continui vostra signoria illustrissima ad amarmi; ma le basti d’avermi fatto arrossire una volta. Mi comandi intanto, e mi creda.

Non è chiara l’identificazione di questo personaggio, che nelle successive lettere viene chiamato «Padre Lascanis» o «Laskanis» (la grafia è incerta anche nei copialettere).