Fratello carissimo

La vostra sorpresa intorno agli affari di Napoli, non è niente maggiore della nostra. Vi sono circostanze così contradittorie, che per coloro che non sono ne’ segreti del gabinetto#1 si rendono inconciliabili. Ragionando fin’ ora ordinatamente su le nozioni pubbliche, non ho mai dedotta una conseguenza che l’evento abbia poi verificata: onde se non ho saputo prognosticar felicemente, ho almeno acquistata l’umiltà di non tentarlo più in avvenire#2. Nel caso presente poi è più necessaria che in qualunque altro, questa rassegnazione: perché a voler investigare i principii di tali effetti, chi sa dove mai si andrebbe a dar di capo. Lasciamoci portare dal vortice che ci rapisce, e già che non ne possiamo regolare i moti, non ne cerchiamo le cagioni. Chi sa, (voi mi dite) come anderà per noi circa le rendite di Napoli#3? Questo pensiero mi ha alquanto turbato, e non già per me, ma per voi, e per la mia famiglia. Io mi sento già tanto capitale di costanza da non risentirmene molto: ma non posso promettermi tanto dagli altri. Nulla di meno la favola non è terminata: chi può mai indovinarne la catastrofe. Io mi sono tante volte rattristato di cose che m’ hanno poi prodotto utilità; e tante volte rallegrato di quelle che <ho> poi trovate nocevoli; che non so più di che abbia veramente a rallegrarmi o dolermi. E quando finalmente l’evento presente fosse di quelli che possono chiamarsi disgrazie, contento di non averlo meritato, e persuaso di non poterlo evitare, lo soffrirò, come si soffrono l’intemperie delle stagioni, o gli assalti delle infermità non procurate con l’irregolarità della vita. Consegnate l’acclusa al signor Parrino#4. Abbracciate a mio nome il signor Domenico#5 dal quale avrete inteso qual uso dobbiate far delle mie lettere che la povera signora Marianna avea conservate. Queste non possono servir che d’imbarazzo onde ardetele pur tutte, e fedelmente lo stesso ho fatto anch’io delle sue. Al signor residente di Genova#6 ricordatevi di portare i miei rispetti, et agli altri amici che si sovvengono di me ringraziamenti, e saluti. L’istesso a casa. E voi amatemi, e credetemi

Vostro Affezionatissimo Fratello
Pietro Metastasio

 

Si riferisce al gabinetto di corte e alla situazione del cambio di governo a Napoli, dove si stava ristabilendo una dinastia autonoma con Carlo di Borbone (cfr. Antonio Ghirelli, Storia di Napoli, Torino, Einaudi, 1973).

M. confessa la confusione in cui versa la situazione sociale e politica, tanto da non voler azzardare più previsioni, deciso a lasciare che le cose avvengano senza tentare di prevederle.

M. aveva vari affari a Napoli: cfr. a Leopoldo Trapassi, 13 Marzo 1734 (e relative note).

Si tratta di Domenico Antonio Parrino (Napoli 1642-1716[?]), editore e libraio napoletano che per un periodo fu anche attore e scrittore di commedie (cfr. la voce di Annastella Carrino nel Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, istituto della Enciclopedia Italiana, 81, 2014 [In rete] http://www.treccani.it/enciclopedia/domenico-antonio-parrino_(Dizionario-Biografico)/, 12 gennaio 2020). Probabilmente M. gli manda, acclusa a questa lettera, una qualche richiesta o commento ai suoi scritti. Già nella lettera a Francesco D’Aguirre del 17 Giugno 1720, M. aveva nominato il Parrino, elogiando alcuni suoi componimenti. Lo nominerà ancora nella lettera a Leopoldo del 9 Maggio 1763. 

Si tratta ancora di Domenico Bulgarelli, il vedovo di Marianna.

È una tipologia di carica pubblica: cfr. la lettera a Carlo Broschi del 12 Novembre 1749, dove M., parlando di un affare sui cavalli e di un trasferimento di denaro, cita più ampiamente questa carica del residente: «Non carteggiandomi io con quella Repubblica, per questione di trattamento, non trovo altro espediente che indirizzare il comandante della nostra cavalleria al ministro di Spagna che si trova presentemente in Genova, sia egli segretario di legazione, residente, console o quello che si voglia (di che m’informerò prima di spedire)».