Fratello Carissimo

Alla mia estrema afflizzione, la vostra lettera aggiunge anche l’altra de' timori che vi sono inspirati. Non mi lagno già di voi, che avete ottimamente fatto avvertendomene; ma mi dolgo del mio destino. Io spero che ogni minaccia sarà vana, et insussistente per le ragioni medesime che voi mi suggerite: né io saprei immaginare altri ripari che quelli medesimi che voi avete posti in opera. Cioè l’interposizione del signor conte Ottone con monsignor Furietti#1, o altri che voi >presentemente< potrete conoscere utili insieme col signor Domenico. La lettera al cardinal Cenfuegos#2 non è fattibile: perché, se si fanno a mio nome somiglianti impegni (il che non è facile di conseguire) tutto il mondo crederà che la mia rinuncia sia un inganno: et io in vece di meritarmi stima, et approvazione, con una azzione, che pochi sarebbono capaci di fare#3: mi acquisterei discredito. E questo io non voglio. Vedete dunque, e pensate voi altri ad evitar la tempesta, (ch’io per altro credo vana). Perché in questa situazione in cui mi trovo non veggo come potervi assistere. Alla peggio si parla, si offerisce sotto mano, si compone, e che so io? In fine l’evitar lo strepito in questa faccenda deve essere l’oggetto principale#4. Questo abbiate entrambi innanzi agli occhi: e mostrate d’esser uomini. Avete fatto benissimo a sospendere di mandare in Napoli la copia del testamento. Si manderà più utilmente unita con la copia della rinuncia#5, e con una procura del signor Domenico, al signor Nicola Tenerelli#6. Del resto poi il mandarla nella forma suddetta in qualunque caso sarà sempre ben fatto. E la mia presenza, se mai fosse destinato in Cielo qualche evento sinistro non gioverebbe punto ad evitarlo. Innanzi ch’io fossi costì sarebbe già avvenuto quello che dovesse avvenire. Et io non potrei far di più di quello, che potrete far voi medesimo per me nel caso suddetto.
          Siate unito col signor Domenico#7, e dipendete da lui come più vecchio, consigliatevi insieme, servitevi degli amici, ma evitate lo strepito. Che poi sedato che sia un poco il mio dolore che veramente è eccessivo: e veduto quale strada prendano i pubblici affari, e per conseguenza le mie private facoltà; io penserò al modo che voi dobbiate esser contento di me. Compatitemi intanto, ma credetemi il vostro affezionatissimo fratello Metastasio.

 

Si tratta, anche secondo Brunelli (III, p. 105), di Monsignor Giuseppe Alessandro Furietti (1684-1764), archeologo e letterato. Ordinato sacerdote a Bergamo nel 1709, si trasferì poi a Roma dove studiò erudizione e antichità romana e intraprese la carriera giurisprudenziale e diplomatica, ottenendo dal Papa numerosi importanti incarichi come quello di Segretario della S. Congregazione del Concilio e della Residenza dei vescovi. Verrà eletto Vescovo nel 1759 (cfr. la voce di Guido Fagioli Vercellone in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 50, 1998 [In rete] http://www.treccani.it/enciclopedia/giuseppe-alessandro-furietti_(Dizionario-Biografico)/, 12 gennaio 2020).

Già Brunelli (III, p. 105) riportava dati riguardanti Alvaro Cienfuegos (1657-1739), gesuita. Diplomatico per conto di Carlo VI, nominato cardinale nel 1720, viene inviato come ministro cesareo presso la Santa Sede (cfr. la voce della Enciclopedia Treccani online [In rete] http://www.treccani.it/enciclopedia/alvaro-cienfuegos/, 12 gennaio 2020).

L’azione di rinunciare all’eredità di Marianna in favore di Bulgarelli (cfr. lettera a Domenico Bulgarelli, 13 Marzo 1734).

In generale su tutta la questione dell’eredità della Romanina e della sua rinuncia M. chiede sempre discrezione (cfr. ad esempio a Leopoldo Trapassi, 24 Aprile 1734).

Ancora un riferimento alla scelta di M. di rinunciare al capitale di cui lo aveva lasciato erede Marianna Bulgarelli in favore del marito di lei, Domenico (cfr. a Leopoldo Trapassi, 13 Marzo 1734).

Dalla lettera al Bulgarelli (cfr. a Domenico Bulgarelli, 13 Marzo 1734) si evince che il signor Nicola Tenerelli si occupava di alcuni affari di M. e gestiva le sue rendite a Napoli; infatti M. si propone di avvertirlo che il Bulgarelli sarebbe subentrato a Marianna nella riscossione delle rendite stesse. Il ruolo del Tenerelli è confermato dalla lettera che M. gli invia nel maggio 1746 («Questa mia naturale passione mi ha lungo tempo reso incredulo alle sinistre informazioni che mi sono pervenute della poco regolare vostra cura nel trasmettere ciò che di mia ragione esigete in Napoli») e anche da alcune lettere inviate al fratello (cfr. a Leopoldo Trapassi, 10 Gennaio 1750 e 29 ottobre 1750). Anche la questione della fiducia da riporre o meno nell’operare di Tenerelli ricorre in svariate lettere indirizzate a Leopoldo.

Domenico Bulgarelli, al quale M. aveva raccomandato il fratello: cfr. a Leopoldo Trapassi, 13 Marzo 1734, dove M. rassicura il fratello di potersi appoggiare al Bulgarelli.