Fratello Carissimo

Nella agitazione in cui sono per l’inaspettato colpo della morte della povera, e generosa Marianna#1 io non ho forza per dilungarmi. Posso dirvi solo che il mio onore, e la mia coscienza mi hanno persuaso a rinunciare in persona del signor Domenico#2 di lei consorte l’eredità, per la quale la medesima mi aveva nominato#3. Io son debitore al mondo d’un gran disinganno, cioè che la mia amicizia per lei avesse fondamenti d’avarizia e d’interesse. Io non devo abusare della parzialità della povera defunta a danno del di lei marito. Et il Signore Iddio mi accrescerà per altra parte quello ch’io rinuncio per questa. Per la mia persona non ho bisogno di cosa alcuna: per la mia famiglia ho tanto in Roma#4, che potrò farla sussistere onestamente. E se dio mi conserverà quello che ho in Napoli, darò altri segni dell’amor mio a’ miei congiunti. Et a voi penserò seriamente. Comunicate questa mia risoluzione a mio padre, al quale non ho tempo di scrivere: assicuratelo della mia determinazione d’assisterlo sempre come ho fatto fin’ora, anzi d’accrescere le assistenze, se non mi mancheranno le mie entrate di Napoli, insomma fatelo entrar nelle mie ragioni, affinché non mi amareggi con la sua disapprovazione, questa onesta, e cristiana mia risoluzione. Di più vedete a mio nome il signor Luti#5 riveritelo, e ringraziatelo. Pregatelo a compatirmi se oggi non gli rispondo perché non ho veramente forza, né tempo di farlo. Voi seguitate intanto ad essere unito col signor Domenico, che spero, che mostrerà con voi quella buona amicizia, che merita la maniera e confidenza con la quale tratto con lui#6. Egli ha procura per esiggere, con facoltà di sostituire#7, onde tutte le cose andranno come andavano. Solo la povera Marianna non tornerà più, né io spero di potermene consolare, e credo che il rimanente della mia vita sarà per me insipido, e doloroso. Iddio mi aiuti, e mi dia forza a resistere, perché caro Leopoldo io non me la sento.
          Scrivetemi per carità ogni settimana, ve ne prego per mia consolazione, e per vostro vantaggio. E riposate sopra di me che io penserò a voi, se Dio mi darà il modo. No<n> disapprovate la mia risoluzione. E credete ch’io sarò sempre

Il Vostro Affezionatissimo fratello
Pietro Metastasio

[P.S.] Cercate di vedere il signor Francesco Lombardi#8, e ditegli che se l’intenda col signor Bulgarelli, che ho pensato a lui e, che gli scriverò l’ordinario venturo.

Marianna Benti Bulgarelli (1684-1734), detta «la Romanina», è stata una cantante e interprete di diversi ruoli nei drammi di M., con il quale era intima amica; interpretò, fra gli altri, il ruolo di Venere negli Orti Esperidi. Incoraggiato da lei, il poeta aveva abbandonato l’avvocatura per prendere lezioni di musica. A casa della stessa Bulgarelli, M. conosce anche Carlo Broschi detto «Il Farinello», che aveva esordito come cantante sopranista nell’Angelica e che sarà successivamente amico fraterno di tutta la vita. Quando parte per Vienna, M. lascia alla Bulgarelli l’amministrazione delle sue terre e dei suoi affari (cfr. la scheda biografica dedicata a Marianna Benti Bulgarelli).

Si tratta appunto di Domenico Bulgarelli, consorte della suddetta Marianna: si erano sposati nel 1713.

Nel 1734, dopo una lunga malattia, Marianna Bulgarelli muore e lascia erede del suo patrimonio proprio M.; egli però, ormai inserito nella vita di corte, rinuncia all’eredità a favore del marito della cantante, Domenico Bulgarelli. Nella lettera inviata lo stesso giorno a quest’ultimo (cfr. a Domenico Bulgarelli, 13 Marzo 1734) leggiamo infatti: «l’ultima disposizione della povera defunta a mio favore aggrava a ragione di piangerla, e mi mette in obbligo di dare al mondo una prova incontrastabile della disinteressata amicizia che le ho professata vivendo e che conserverò alla sua onorata memoria fino all’ultimo momento della mia vita. Questa prova sarà un effetto di quella cognizione che io ho di ciò che voi avete meritato dalla povera Marianna col vostro amore, assistenza e servitù esemplare, ed a me darà motivo d’esser grato alla memoria della medesima, facendo cadere nella vostra sola persona quel beneficio ch’ella ha voluto dividere fra voi e me. In fine io faccio libera rinuncia dell’eredità della medesima, non già perché io la sdegni (Dio mi preservi da sentimenti tanto ingrati), ma perché credo che questo sia il mio dovere e come uomo onorato e come cristiano».

Francesco Lombardi (di cui non si ricavano altre notizie biografiche) è probabilmente un conoscente di M. residente a Roma. Si ricava che il Lombardi potrebbe essere l’autore del Saggio di poesie di vario genere recitato all’Accademia di Firenze nel 1777. Dunque, a quest’altezza cronologica egli era presumibilmente giovanissimo e probabilmente studiava a Roma. Si rimanda di nuovo alla lettera in cui M. chiede al Bulgarelli, in virtù della rinuncia al lascito di Marianna, di prendersi carico della famiglia di Francesco Lombardi (cfr. a Domenico Bulgarelli, 13 Marzo 1734): «i consigli che sono obbligato a darvi sono: che abbiate riguardo alla povera famiglia del signor Francesco Lombardi, e, per quanto potete, cerchiate di far loro sperimentare quegli atti di carità che desiderereste voi di esigere nel caso de’ medesimi». In questo senso M. può affermare di «aver pensato a lui».

M. ha a Roma delle rendite dovute a delle riscossioni di denaro, come spiega lui stesso a Domenico Bulgarelli (cfr. a Domenico Bulgarelli, 13 Marzo 1734), in cui lo incarica mediante una procura di iniziare a gestire la riscossione delle sue rendite al posto della defunta Marianna, sia a Roma che a Napoli, e gli chiede di pensare alla sussistenza di Leopoldo stesso: «che vi piaccia incaricarvi dell’esazione delle mie rendite, cioè delli tre miei uffici esistenti in Roma e di tutte le mie entrate di Napoli, appunto come faceva la vostra incomparabile Marianna. A qual fine vi mando procura per esigere con facoltà di sostituire (e scrivo in Napoli al signor Niccolò Tenerelli che vi consideri come la signora Marianna medesima, e mandi in vostra mano il denaro che andrà di tempo in tempo esigendo per conto mio), continuando alla mia povera casa il solito assegnamento, e vivendo, se così vi piace, col mio fratello». Per un approfondimento sulla natura e sulla tipologia di queste rendite cfr. Antonio Costa, Il soldo d’un poeta, Genova, Derelitti, 1922.

Si tratta di Benedetto Luti (1666-1724) celebre pittore fiorentino afferente all’Accademia di S. Luca, affiliato all’accademia dell’Arcadia a Roma a partire dal 1691. Luti fu principe della stessa Accademia nel 1720 (Cfr. Rodolfo Maffeis, Benedetto Luti. L’ultimo maestro, Firenze, Mandragora, 2012). 

Si tratta ancora di Domenico Bulgarelli, consorte di Marianna; M. dà indicazioni al fratello sul mantenere con lui rapporti amichevoli e lo rassicura sul fatto che Domenico dovrebbe continuare a vivere con lui e a sostenerlo economicamente, come prima faceva la stessa Marianna per conto di M. (cfr. a Domenico Bulgarelli, 13 Marzo 1734).

È una ripresa dalla lettera che lo stesso giorno M. invia al Bulgarelli (ancora cfr. a Domenico Bulgarelli, 13 Marzo 1734), con cui gli manda anche una procura per sostituire Marianna nella gestione delle rendite.