Fratello Carissimo

Già nello scorso ordinario vi scrissi i miei sentimenti su l’affare del Tosone#1. Voi mi replicate in questa lettera che oggi ricevo, che non si attende che la notizia della pretensione del mediatore perché si diano di costà tutti gli altri passi debiti per l’effettuazione del maneggio#2. Ma caro Leopoldo, non conoscete che questo non è che un desiderio d’aver lumi senza impegnarsi? Qual uomo che non abbia perduto il senso comune può pretendere che si dia prezzo ad un’opera di cui non si sa qual sia la difficoltà? Che cosa significa questo tacere il nome del pretensore? Non è chiaro che dalle qualità di quello dipende la maggiore o minore difficoltà di servirlo, e per conseguenza la maggiore o minor ricompensa meritata da chi lo serve? Per carità non vi fate cuculiare#3 così placidamente e di buona fede.
          Questi nostri celebri rasoi hanno la podagra e camminano molto lentamente capperi che comodità#4! Dal tempo che son partiti da Roma avrebbero potuto fare il giro del Gemelli#5, e pure non son giunti a Vienna. S’io aspettava a radermi con essi, avrei già una barba più venerabile di quella di Platone, e di Pittagora. Basta: prendano pure il lor commodo, che non per questo perderò la mia tranquillità, ancor che non giungesser mai: e se ve ne parlo è più per esercizio di retorica, che per impeto d’intolleranza, passione dalla quale si risana perfettamente con la lunga dimora in questo opportunissimo clima. 
          Al nostro signor Domenico#6 non scrivo a parte per carestia di materia: abbracciatelo voi per me, e comunicate seco il cordiale augurio di felicità ch’io faccio all’uno ed all’altro nell’avvicinarsi delle santissime feste e del nuovo anno: ringraziandovi di avermi prevenuto. Addio

Il Vostro Affezionatissimo Fratello 
Pietro Metastasio

 

M. si riferisce al problema del conferimento del titolo di cavaliere del Toson d’oro, assegnato contemporaneamente dalle corone di Austria e di Spagna fino all’avvento di Carlo VI d’Asburgo, il quale, nel 1713, ne rivendicò l’esclusivo magistero, suscitando le proteste di Filippo V di Borbone. A seguito della guerra di successione spagnola, l’ordine si divise nei rami austriaco e spagnolo (cfr. Brunelli,  p. 1195).

M. allude alla questione dell’eredità dell’attrice e cantante Marianna Benti Bulgarelli, a cui aveva rinunciato in favore del marito di lei, Domenico Bulgarelli. A seguito della morte della donna (26 febbraio 1734), che aveva amministrato il patrimonio di M., quest’ultimo aveva chiesto a Bulgarelli, tramite procura, di gestire i propri beni, comprese le rendite di Napoli (cfr. a Leopoldo Trapassi, 13 marzo 1734).

«Cuculiare»: prendersi gioco.

M. si riferisce ai rasoi, che aspettava di ricevere da Roma per posta, ma che evidentemente, come il poeta stesso osserva con ironia, tardavano ad arrivare.

Si tratta di Francesco Gemelli Careri (1648-1724), autore di diversi resoconti di viaggio. Qui M. allude all’opera Giro intorno al mondo, pubblicata per la prima volta a Napoli, nella Stamperia di Giuseppe Roselli (voll. 6, 1699-1700) e a Venezia, in una nuova edizione accresciuta, nel 1728, per i torchi di Sebastiano Coleti.

Domenico Bulgarelli.