Fratello Carissimo

Nello scorso ordinario non vi scrissi perché non ricevei vostre lettere. Sento dalla vostra che oggi mi giunge, che avrei dovuto riceverla onde mi avveggio essersi dispersa. Qualunque ne sia la cagione, importa poco, né io voglio esaminarla. Il matrimonio del signor Domenico non so quali conseguenze sarà per avere#1; ma non dubbito che (con tanta esperienza di mondo) egli#2 avrà maturamente pensato a’ casi suoi. E quando trasportato da una violenta passione non avesse esaminato l’affare che superficialmente; non toccarebbe a me altra parte che quella di compatirlo, come suo buon amico. Ogn’uno erra: e non bisogna usar rigore negli errori degli altri, se pretendiamo indulgenza a’ nostri. Nel giudicar di voi, sono più scrupoloso, e lo sono in eccesso con me medesimo perché l’amor proprio mi fa desiderar perfezione in quello che m’appartiene, onde mi offende qualunque picciolo fallo. Dalle cose succedute comprendo non esser più possibile che né voi, né altri di mia casa abbiano più commercio col signor Domenico, senza pericolo di qualche comedia#3. Io provederò presto che non abbiate necessità di trattar con esso lui. Intanto non ne parlate né bene né male siccome altre volte vi ho incaricato: e siate sicuro ch’io non lascerò di pensare a voi, se seguirete le mie massime e mi farete giungere migliori notizie della vostra condotta. 
          Godo che sia stata provata la vostra innocenza, e che con questa occasione vi siate fatto conoscere#4. Voglia Dio che, siccome voi medesimo sperate, sia questo un principio del vostro incamminamento. Conferiteci principalmente voi, ch’io non trascurerò di farlo ancora sol che mi sappiate suggerire la via. Mille riverenze a mio padre col quale vi prego di regolarvi saviamente cioè tollerando con pazienza, et insinuando con dolcezza, et aria di sommissione, che per legge di natura è nostro debito di conservare#5. Del resto conservatevi, et amatevi, se volete ch’io v’ami: ma amatevi da uomo, che vuol dire rivolgete in vostro utile, e gloria quell’amor proprio, che suol essere lo scoglio di ciascheduno. E questo si conseguisce sacrificando il presente al futuro. Addio

il Vostro Affezionatissimo Fratello Pietro Metastasio

 

Domenico Bulgarelli, vedovo di Marianna Benti, aveva contratto un secondo matrimonio. Leopoldo «proccurava d’impedire il matrimonio già stabilito»: Marc’Antonio Aluigi, Storia dell’abate Pietro Trapassi Metastasio […], Assisi, per Ottavio Sgariglia, 1783, p. 93. 

Nella c. 26r S’ cassato prima di egli.

M. elargisce consigli al fratello sulla condotta da mantenere a seguito della lite di Leopoldo con Bulgarelli. Secondo M., Leopoldo non avrebbe dovuto avere più rapporti con il vedovo della Romanina (Cfr. a Leopoldo Trapassi, 23 febbraio 1737).

Probabilmente M. si riferisce ancora una volta alla controversia tra Bulgarelli e Leopoldo.

Sul rapporto tra M. e il padre e sulla condotta di quest’ultimo in relazione alle rendite del poeta, a cui qui verosimilmente si allude, cfr. Antonio Costa, Il «soldo» d’un poeta, saggio intorno a la situazione economica di Pietro Metastasio e ai suoi rapporti con la famiglia e con gli estranei, da lettere e documenti inediti, Genova, Scuola Tip. per i Giovani Derelitti, 1922, pp. 80-83.