Illustrissimo Signor Signor Padrone Colendissimo
Due sue lettere, una del 9 – l’altra del 19 – dello scorso luglio mi furono l’altr’ieri recate fino in camera; né so da chi. La prima cosa che in esse ha esatta la mia attenzione è la poco felice costituzione di sua salute, ch’io le desidero valida, e costante, siccome merita il suo talento, la sua applicazione, e l’ottimo suo costume. E lodo moltissimo ch’ella faccia un poco di parentesi ai forse troppo continuati studi suoi. De’ quali la soverchia abbondanza, in vece di nutrir la mente, l’indebolisce, e l’opprime: siccome avviene per soverchio cibo agli stomachi, a’ quali non si lascia il tempo di digerirlo. Ho ammirata in secondo luogo moltissimo la sua esemplare docilità, nel prendere in così buona parte, le amichevoli, ma non grate verità che l’amicizia mi ha costretto a scriverle intorno al suo dramma. Io mi congratulo seco di cotesta amabile, e poco comune virtù: particolarmente fra poeti, che ab immemorabili han meritata la definizione di genus irritabile vatum#1. Con queste disposizioni ella farà più viaggio di quei troppo fervidi ed audaci giovani monitoribus asperi#2 che perciò non possono imparare ad equilibrarsi sull’ali che dalle proprie cadute.
Qui mio caro signor Rovatti le lettere non entrano fra le occupazioni della società. I letterati sono rarissimi, e que’ pochi non hanno né oggetto né occasione di trovarsi mai insieme. Trattane una volta, dopo il suo ritorno d’Italia io non ho più veduto il padre Laskanis#3, che per altro amo e stimo quanto egli veracemente merita a più d’un titolo. Farò per altro farne ricerca per appagare le curiosità ch’ella mi comunica intorno agli scritti di lui e d’altri dotti teutonici.
La licenza ch’ella desidera da Roma è ben più facile ad esser sollecitata da Modena che da Vienna. Nulla di meno io penserò a far di qua alcuna diligenza. Ma per indebolire la ragionevole difficoltà della soverchia gioventù mi dica s’ella fosse mai addottorata in qualche facoltà.
Il paragrafo ch’ella ha trovato in cotesta supposta mia lettera mi fa credere di non averla mai scritta, poiché avrei in mente qualche traccia o della materia o della forma del medesimo. E se pure è mio, non sarà che qualche scherzo metaforico, responsivo ad alcun altro di quelli de’ quali abbondava il mio povero signor Giuseppe Riva: onde non vi si lambicchi il cervello.
Attenda in primo luogo a star sano; e pensi che questa è per noi la più utile dottrina. Io sono intanto
Di Vostra Signora Illustrissima
Vienna 15. 7mbre 1766.
P. S. Le rendo grazie del supplemento alle note del poemetto, a cui l’ho già accompagnato#4.
Devotissimo Obbligatissimo Servitore
Pietro Metastasio
Si tratta sempre delle note al Poemetto sopra le piante.
sue ] corretto in vostre B C
di sua salute ] corretto in della vostra salute B C
le desidero ] corretto in vi desidero B C
suo ] corretto in vostro B C
sua ] corretto in vostra B C
suo ] corretto in vostro B C
ch’ella ] corretto in che voi B C
faccia ] corretto in facciate B C
suoi ] corretto in vostri B C
soverchia ] sovverchia C
sua ] corretto in vostra B C
scriverle ] corretto in scrivervi B C
suo ] corretto in vostro B C
seco ] corretto in con voi B C
ella farà ] corretto in voi farete B C
Laskanis ] correzione di Caskanis in Lascanis B ] Laskanis C
ch’ella ] corretto in che voi B C
ch’ella desidera ] corretto in che voi desiderate B C
mi dica s’ella fosse mai ] corretto in ditemi se siete B C
addottorata ] addottorato C
ch’ella ha ] corretto in che avete B C
non vi si lambicchi ] corretto in non vi ci lambiccate B C
attenda ] corretto in attendete B C