Vienna 20 aprile 767

Amico carissimo

I miei assalti ipocondriaci, ch’io chiamo affezioni isteriche#1, et un nuovo sovrano frettoloso comando#2 (de’ quali la frequenza non eguaglia il mio desiderio, ma supera ormai le mie forze) mi hanno fisicamente impedito di rispondere più sollecitamente all’ultimo vostro gentilissimo foglio. Ma da voi savio e discreto non temo perciò la taccia d’inurbano, e trascurato: anzi mi prometto il compatimento che merito, oppresso dalle cagioni che mi defraudano la lode di esatto corrispondente. Il leggiadro, poetico, et erudito componimento#3 del quale la vostra amicizia ha voluto farmi soggetto è il più compiuto che sia fin’ora in tal genere uscito dalle vostre mani. Io me ne congratulo sinceramente con esso voi: e vi auguro per gratitudine che la vostra Musa non si trovi mai più ristretta per soverchia parzialità fra gli angusti limiti di così scarsa materia.
          Approvo moltissimo gli oggetti delle future vostre letterarie occupazioni, cioè il Poema sull’origine delle fontane, et il Saggio medico, e d’istoria naturale ecc., lavori ne’ quali potrete mettere a profitto le molte merci raccolte co’ vostri studi severi, e secondare insieme con utile alternativa la naturale propensione che vi spinge in Parnaso. Ma se volete far lungo viaggio guardatevi mio caro signor Rovatti di non intraprendere una violenta carriera. Il passo non interrotto, et ordinato si lascia presto indietro il corso irregolare et impetuoso: et i grandi viaggiatori non van mai per le poste#4
          In questo nostro emporio non hanno credito alcuno (come altre volte vi ho scritto) le merci letterarie: onde non so qual conto potervi dare de’ libri filosofici, de’ quali voi fate inchiesta#5
          La dimanda della licenza che desiderate ha bisogno d’un motivo che la giustifichi: particolarmente in persona a cui possa rimproverarsi l’invidiabile difetto della vostra gioventù. Perciò vi richiesi se per avventura eravate dottore: et avendomi voi risposto seccamente di non esserlo: ho creduto che ne aveste sospeso il desiderio. Ma se sussiste ancora, e volete assolutamente che la vostra richiesta per andare a Roma da Modena faccia la strada di Vienna; mandatemi una notarella non solo della patria e del nome vostro, ma degli anni, degli studi e del genere di vita ecclesiastico o secolare in cui vi trovate incaminato: per formarne il memoriale che farò poi raccomandare in Roma da qualche amico: non avendo più io colà dopo 37 – e più anni di lontananza alcuna regolare corrispondenza. Addio. Conservatevi gelosamente e credetemi
 
Il Vostro Divotissimo Obbligatissimo Servitore 
Pietro Metastasio
 

Fin dal 1751 (lettera a Carlo Broschi del 18 ottobre 1751, Lettere, III, p. 678: «Sicché con i graziosi resti del mio catarro, e con le mie indivisibili affezioni isteriche, son qui fra una folla di tumultuose applicazioni»). Poco prima, ad Anna Francesca Pignatelli di Belmonte (lettera del 31 gennaio 1750), aveva parlato dei suoi «flati ipocondriaci» (ivi, p. 469).

L’impegno per la festa teatrale Partenope, musicata da Hasse e voluta per celebrare le future nozze tra Maria Giuseppina d’Asburgo-Lorena (morta però di vaiolo il 15 ottobre 1767) e Ferdinando IV di Napoli.

La festa Il Trionfo del Parnaso.

Espressione idiomatica che significa ‘subito’, ‘in breve tempo’.

Qui M. risponde a una richiesta che non compare nel testo della precedente lettera di Rovatti, e che forse è stato aggiunto in un successivo poscritto nella lettera.

 

Saggio medico, e d’istoria naturale ] Saggio medico et istoria naturale B