Vienna 18 maggio 1767.
Illustrissimo Signore Signore Padrone Colendissimo
Mi ha divertito mio caro signor Rovatti, il medico trattatino col quale vi siete compiaciuto additarmi le differenze fra le affezioni isteriche, et ipocondriache, e mi è piaciuto di ritrovarvi così istrutto in cotesta parte di fisica, essendo per altro ancor così giovane che non vi è fin’ora occorso mai di sentire un ipocondriaco lagnarsi per ischerzo di patir di mal di madre#1 scherzo per altro comunissimo, e che presentando a prima vista l’assurdo d’esser divenuto femina, spiega egregiamente la somiglianza degli stravaganti effetti di cotesti e virili e feminili incomodi. Chi scrive, o parla festivamente, come è convenevole fra gli amici, si vale lodevolmente di cotesti modi innocentemente ridicoli, che sono a tenor de’ canoni aristotelici deformitas sine dolore#2.
Ho raccomandata all’eminentissimo Piccolomini#3 la vostra supplica per la desiderata licenza, ma temo molto l’ostacolo del difetto che v’invidio. Addio caro signor Rovatti conservatevi, e credetemi
Di Vostra Signora Illustrissima
Il Vostro Devotissimo Obbligatissimo Servitore
Pietro Metastasio