Vienna 21. marzo 768.
L’amicizia, e la gioventù, che esigono da me, e riconoscenza, et invidia, sono meriti anziché scuse, mio caro signor Rovatti, delle vostre escandescenze: ma, dopo essermi compiaciuto dell’amorosa sorgente da cui derivano, non deggio nascondervi ch’io vi desidero più incallito#1 a cotesti fenomeni, che tanto mettono in fermentazione la vostra bile. Come si può pretendere, senza temerità, a’ privilegi non goduti da Omero, da Virgilio, da Orazio e da Torquato? La disgrazia fatale delle opere d’ingegno non è la maldicenza, ma la dimenticanza. Pur troppo gli uomini, per lo più, sono animali malefici#2, né v’è artefice che possa giungere a tal perfezione che tolga loro tutte le occasioni di esercitare, anche con ragione, il lor malvagio talento. L’esperimentata prudenza fa servir di farmaco salubre cotesto veleno, o somministrandoci in esso occasioni di correggerci, o di mettere in uso la meritoria moderazione di saper compatir negl’individui i difetti di tutta l’umanità. La vostra Musa irritata dall’amicizia vi ha dettata una lettera piena di scintille poetiche; delle quali mi congratulo con voi: ma non so come potrete castigarla a segno che non vi rimangano le tracce del vostro esaltato irascibile. Vedrò con piacere a suo tempo il poema delle fontane e ve ne dirò il parer mio con quella sincerità che tanto vi è cara. Addio, non posso esser più lungo perché il mio capo protesta contro la prolissità delle lettere#3. Continuate ad amarmi e credetemi
Il Vostro Devotissimo Obbligatissimo Servitore
Pietro Metastasio
Nel senso di ‘assuefatto’, ‘abituato’.
Amico Carissimo ] Illustrissimo Signor Giuseppe Rovatti (Modena) B