Vienna 19 giugno 769

Amico Dilettissimo

A dispetto de’ miei flati ipocondriaci#1, che vanno anche più del solito, imperversando da qualche settimana in qua, e che allegando il pacifico possesso di tanti anni, si credono in dritto di farmi rinnegar la pazienza; non voglio differir la risposta della quale son debitore al gentilissimo foglio del 27 di maggio, nel quale il mio caro signor Rovatti mi dà nuove testimonianze e del suo dolcissimo costume e della costante amorosa parzialità della quale mi onora. Tutto ciò ch’io candidamente gli ho scritto è stato dettato dalla affettuosa premura ch’io mi sento di vederlo in ogni sua parte eguale a se stesso ed all’idea che ho formata del suo cuore e della sua mente: e nel trovarlo così docile ai dettami della ragione e così grato alla sincerità di chi glieli suggerisce; mi son compiaciuto del mio giudizio già da lungo tempo formato intorno al suo non meno amabile che stimabile carattere#2. Io non dubito che il pubblico renderà giustizia al merito del dotto vostro poemetto Delle fontane che intendete di dare alle stampe, e non saprei oppormi al vostro desiderio, non ostante il troppo severo precetto d’Orazio Nonumque prematur in annum#3. Voi mi assicurate d’averlo attentamente e più volte riveduto, e limato: convien pure dare una volta il suo termine alle nostre dubbiezze: altrimenti sarebbe mal proporzionato lo spazio delle nostre operazioni alla brevità della vita. Nel caso per altro che persistiate nella risoluzione, vi prego a non lasciarvi mai sedurre dall’amicizia a farne dedica a me#4. Voi non par che abbiate questa tentazione diabolica, ma io son così nemico di cotesti incensi, che ve ne avverto per una soprabbondante cautela: facendovi arbitro nel rimanente del mio pienissimo assenso. Addio, mio caro signor Rovatti. La mia povera testa tormentata non soffre lunghe applicazioni. Vedendo il signor Brandoli#5 osserverò il silenzio pitagorico#6. Non cessate intanto d’amarmi, e credetemi costantemente 

Il Vostro Pietro Metastasio

 

 

Cfr. a Giuseppe Rovatti, 20 aprile 1767.

Si ripete la dinamica consueta: a lettera infastidita di M. replica Rovatti senza dar mostra di risentimento, e nella missiva successiva il poeta torna a toni più moderati.

Hor. ars 388. L’ennesima citazione dall’epistola ai Pisoni conferma l’impegno di M. sul testo in quegli anni. 

Rovatti non esaudirà il desiderio di M., e l’opera uscirà con il nome di M. nel frontespizio (cfr. a Pietro Metastasio, 8 maggio 1769, n. 1). Non così nell’edizione del 1797, nell’ottavo volume dei Poemetti italiani curati da Vincenzo Marenco (Torino, Società Letteraria di Torino e presso Michel Angelo Morano), anche se una nota rivela l’identità del destinatario dell’ultima parte del poemetto: «s’allude al chiarissimo Abate Pietro Metastasio » (ivi, p. 111).

Il nome è nascosto dalla sigla N.N. nel copialettere B (cod. 10273).

Probabilmente in risposta alle richieste di Rovatti di non far parola a nessuno delle sue richieste, cfr. a Pietro Metastasio, 23 aprile 1769.

 

 

Amico Dilettissimo ] Al Signor Giuseppe Rovati. Da Vienna a Modena. 19 giugno 1769 B

Vedendo il signor Brandoli ] vedendo il signor N.N. B