Vienna 15 marzo 770

Amico Dilettissimo

Voi mi accennaste già lungo tempo fa, mio caro signor Rovatti, che vi sarebbe stato grato di riavere alcuno degli scritti vostri#1, che si trovavano appresso di me, per arricchirli di nuove aggiunte. Io ho sempre desiderato d’ubbidirvi, ma componendo essi una mole che ci avrebbe rese troppo sensibili le gravi tasse della posta se ci fossimo di essa valuti; ho sempre aspettato un benevolo portatore, e finalmente mi è capitato. Il signor capitano Benincasa#2, che parte questa mattina alla volta di Modena, si è cortesemente incaricato del piego degli scritti suddetti, che tardi, contro mia voglia, ma religiosamente v’invio: per non defraudarli, come è ben giusto de’ vantaggi delle amorose cure paterne. Questo onesto, e stimabile amico ha ricevuti da me molti teneri abbracci da consegnarvi, e la commissione insieme di farvi presente, e l’affetto e la stima ch’io professo per gli amabili vostri illibati costumi, per la vostra dottrina, per la vostra applicazione e per quanto vi circonda, e vi appartiene. Né mi sono dimenticato di raccomandargli di affaticarsi a persuadervi di rispettare un poco di più di quello che ordinariamente solete, la tenue vostra salute. Or che incominciano a risvegliarsi tutti gl’insetti, sarà più agevole lo scoprirne i segreti alla vostra infaticabile perspicacia, che non ha lasciato d’investigarli fin nel più profondo loro letargo. Vi raccomando di non strapazzarli. Io sono in debito d’interessarmi per loro, poiché essi vi sottraggono in qualche parte alla lima del tavolino, ch’io credo assai poco confacente alla delicatezza del vostro temperamento#3. Addio mio caro signor Rovatti; continuate a riamarmi a dispetto della mia organica pigrizia, la quale non farà mai ch’io non sia

Il Vostro Dilettissimo Obbligatissimo Servitore et Amico
Pietro Metastasio

Amico Dilettissimo ] All’Illustrissimo Signor Giuseppe Rovatti / Da Vienna a Modena / 15 marzo 1770 B

Ad esempio per Il trionfo del Parnaso; cfr. a Giuseppe Rovatti, 24 dicembre 1767.

Con buona probabilità si tratta del fratello di Bartolomeo Benincasa (1746-1816), figura singolare di diplomatico, militare, scrittore, librettista (soprattutto per il dramma serio Il disertore del 1784, con un’introduzione sulla necessità di riformare il dramma lirico), traduttore nonché corrispondente di M. almeno a partire dal 1767. Bartolomeo si trovava a Vienna al seguito del marchese Montecuccoli, ministro del duca Francesco III d’Este presso la corte austriaca, e vi rimase fino al 1780, anno del suo trasferimento a Venezia; dopo alterne vicende in Italia e in Inghilterra, compreso una tormentata storia d’amore con Giustiniana Wynne e l’attività, grazie ai contatti della Wynne, come confidente degli inquisitori di Stato di Venezia, fu tra i fondatori del Monitore Cisalpino e in seguito entrò a far parte della cerchia di Francesco Melzi d’Eril. Fu l’ispirazione del romanzo di Giuseppe Compagnoni, co-fondatore del Monitore, Vita ed imprese di Bibì, uomo memorando del suo tempo, Milano, Sonzogno, 1818 (cfr. Gian Franco Torcellan, Benincasa, Bartolomeo, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 8, 1966, pp. 518-522; si veda anche Eros Maria Luzzitelli, Il viaggio d’Ippolito Pindemonte verso la «virtú» ed i suoi editi moderati. I rapporti epistolari con Bartolomeo Benincasa, in «Critica storica», XIX, 4, 1982, pp. 545-640). Non abbiamo notizie precise invece sui viaggi di Giovanni Benincasa, anche se è presumibile che accompagnasse il fratello durante la sua prima visita viennese: secondo la Cronistoria dei teatri di Modena di Alessandro Gandini, in una nota di Luigi Francesco Valdrighi, a meno di omonimie «Benincasa Giovanni sostenne cariche giudiziarie in Carpi, Reggio, Modena e Correggio; a Massa Carrara ed a Milano risiedette poi qual ministro della duchessa Maria Teresa Cibo d’Este e di sua figlia l’arciduchessa Maria Beatrice. Tornato in Modena all’epoca della rivoluzione vi morì di 72 anni il 7 gennaio 1799. Giovanni ebbe molti fratelli, fra quali Bartolomeo uomo di lettere del quale Augusto Bazzoni nell’Archivio Storico Italiano narra le strane avventure, Francesco vescovo di Carpi, e Fra’ Angelico da Sassuolo generale dell’ordine de’ Cappuccini ed arcivescovo di Camerino» (Alessandro Gandini, Cronistoria dei teatri di Modena dal 1539 al 1871, Modena, Tipografia sociale, 1873, parte I, p. 126), anche se la qualifica di «giovane» utilizzata da M. può apparire un po’ incongrua per un uomo di 39 anni (il riferimento a Bazzoni riguarda Augusto Bazzoni, Un confidente degli Inquisitori di Stato, in «Archivio Storico Italiano», s. III, vol. XVIII, 78, 1873, pp. 41-42).

Nello scherzoso ‘interesse’ di M. per gli insetti di Rovatti è evidente l’intenzione del poeta di allontanarlo dalla pratica letteraria, per cui non ne vede la vocazione, in favore invece della professione di naturalista sul campo; cfr. anche a Giuseppe Rovatti, 22 gennaio 1770.