Vienna 15 marzo 770
Voi mi accennaste già lungo tempo fa, mio caro signor Rovatti, che vi sarebbe stato grato di riavere alcuno degli scritti vostri#1, che si trovavano appresso di me, per arricchirli di nuove aggiunte. Io ho sempre desiderato d’ubbidirvi, ma componendo essi una mole che ci avrebbe rese troppo sensibili le gravi tasse della posta se ci fossimo di essa valuti; ho sempre aspettato un benevolo portatore, e finalmente mi è capitato. Il signor capitano Benincasa#2, che parte questa mattina alla volta di Modena, si è cortesemente incaricato del piego degli scritti suddetti, che tardi, contro mia voglia, ma religiosamente v’invio: per non defraudarli, come è ben giusto de’ vantaggi delle amorose cure paterne. Questo onesto, e stimabile amico ha ricevuti da me molti teneri abbracci da consegnarvi, e la commissione insieme di farvi presente, e l’affetto e la stima ch’io professo per gli amabili vostri illibati costumi, per la vostra dottrina, per la vostra applicazione e per quanto vi circonda, e vi appartiene. Né mi sono dimenticato di raccomandargli di affaticarsi a persuadervi di rispettare un poco di più di quello che ordinariamente solete, la tenue vostra salute. Or che incominciano a risvegliarsi tutti gl’insetti, sarà più agevole lo scoprirne i segreti alla vostra infaticabile perspicacia, che non ha lasciato d’investigarli fin nel più profondo loro letargo. Vi raccomando di non strapazzarli. Io sono in debito d’interessarmi per loro, poiché essi vi sottraggono in qualche parte alla lima del tavolino, ch’io credo assai poco confacente alla delicatezza del vostro temperamento#3. Addio mio caro signor Rovatti; continuate a riamarmi a dispetto della mia organica pigrizia, la quale non farà mai ch’io non sia
Il Vostro Dilettissimo Obbligatissimo Servitore et Amico
Pietro Metastasio
Ad esempio per Il trionfo del Parnaso; cfr. a Giuseppe Rovatti, 24 dicembre 1767.