Vienna 30 agosto 770
Amico Dilettissimo
L’ultimo vostro gentilissimo foglio del 29 di luglio (che non so come sia stato poco men d’un mese in cammino) mi ha sommamente consolato rassicurandomi sullo stato di vostra salute, della quale sono sempre sollecito non ignorando quanto ella è tenue, e quanto voi ne abusate. Tutte le imprese letterarie che avete già fra le mani senza le altre alle quali vi andate tutto dì preparando bastarebbero per abbattere il più valido atleta: or come volete ch’io non tremi, non ignaro del vostro delicato, e cagionevole temperamento? Chi vi ha fatto tale vi assista, per consolazione degli amici, per profitto delle buone lettere e per la privata vostra e la comune gloria d’Italia.
Per secondar le vostre premure, riguardo all’inchiesta delle lettere scientifiche del Vallisneri, sono andato ricercando quali medici letterati sieno stati negli anni scorsi in Vienna, co’ quali avesse egli potuto aver commercio, e non ho saputo rinvenirne altri che il cavalier Garelli#1, già protomedico e bibliotecario imperiale, ed il presente baron Wansvitten#2 di lui successore. Ho instantemente cercato da questo se avesse per avventura ciò che da noi si desidera, ma egli assicura di non aver mai avuta col Vallisneri alcuna corrispondenza. Ho fatto far diligenze appresso l’erede del Garelli per saper se mai tra i fogli da lui lasciati ve ne fossero de’ confacenti al caso nostro, e niuno mi è riuscito di rinvenirne. Perché non mi rimanesse scrupolo alcuno, onde rimproverarmi di aver trascurato, ho fatto ricercar nella Biblioteca imperiale se mai il Garelli avesse depositato qualche suo scritto analogo alla materia dell’opera vostra fra gli altri manoscritti che vi si conservano; et è stata inutilissima anche questa cura onde ho dovuto rinunciare ad ogni speranza d’esservi utile in questa commissione. Forse in qualche altra Università di Germania potrebbe rinvenirsi ciò che voi cercate, ma in questo nostro emporio trova spaccio ogni merce fuorché la letteraria.
Mi sarà carissimo il poema impresso che mi fate sperare e vi sono intanto gratissimo del parzial pensiero che avete di provedermene. Addio mio caro signor Rovatti: voi sapete che non posso esser lungo perché il mestier dello scrivere mi divien ogni giorno più grave: ma di giorno in giorno sento che vi amo, e vi stimo di più, e che ancor che volessi non potrei non essere il vostro vero amico e servitore
Pietro Metastasio