Vienna 18 del 771#1

Amico Carissimo

È possibile amatissimo mio signor Rovatti, che possiate aver dimenticato ciò che tante volte vi ho scritto intorno all’arbitrio da me perduto dal momento che venni a questa corte di comporre altri versi che quelli che esige il mio impiego? Le occupazioni di questo non mi lasciavano tempo per le straniere: onde avendo dovuto per tanti anni negare ubbidienza alle commissioni di persone degnissime di rispetto, per non irritar giustamente quelle non ho più potuto esser compiacente con altri. Presentemente poi oltre queste solide ragioni, il peso delle molte olimpiadi#2 che mi gravitano sulle spalle credo che basterebbe a dispensarmi dalla condescendenza di andarmi così carpone rampicando in Parnaso. E voi che tutto ciò perfettamente sapete, come potete aver la crudeltà di andarmi sollecitando a far versi? Oh che Dio vel perdoni.
          Entro a parte delle vostre giustissime angoscie per il pericoloso stato di salute in cui si trova la sorella del fu signor Giuseppe Riva, così strettamente a voi congiunta e di sangue, e d’obblighi, e d’amore. La vostra sensibilità a cotesta minacciata perdita fa l’elogio del vostro cuore, onde quanto mi condolgo della cagione, tanto mi congratulo con voi dell’effetto.
          La vostra indefessa applicazione, la perspicacia, la dottrina, e l’esattezza che impiegate nelle fisiche ricerche intraprese intorno agl’insetti vi condurranno certamente più lontano di quanto fin’ora qualunque altro investigatore della natura sia giunto: et io credo che questa sia la provincia alla quale dobbiate determinare il principale impegno degli studi vostri; affinché fra le altre vostre universali scientifiche cognizioni vi sia quella che vi distingua, e vi caratterizzi nella repubblica letteraria. Abbiate per altro in mente, mio caro signor Rovatti, che per far questo bisogna vivere: onde siate economo delle vostre forze, se volete poter lungamente valervene.
          La vostra mano carissimo signor Rovatti vuol di quando in quando gareggiar di velocità con la mente, et invece de’ noti caratteri segna per la fretta geroglifici meno intelligibili di quelli di Menfi e di Canopo#3: onde non mi condannate d’inesattezza se non rispondo per avventura a qualche senso che non intendo. Intendo per altro benissimo quello che più m’importa, cioè che voi mi amate, e spero che intendiate ancor voi la tenerezza con la quale vi corrisponde il vostro costantissimo

Pietro Metastasio

Nel copialettere B la data è indicata è il 17 gennaio; Brunelli indica erroneamente il 7 gennaio.

Soprattutto degli anni Settanta, il motivo delle «troppe olimpiadi», come sinonimo di età avanzata, sarà sempre più ricorrente nell’epistolario di M. (solo nel 1770-1771, cfr. a Leopoldo Trapassi, 30 aprile 1770, a Vincenzo Camillo Alberti, 17 maggio 1770 e 23 agosto 1770, allo stesso Rovatti, 1° aprile 1771, a Leopoldo Trapassi, 8 luglio 1771, ad Agostino Gervasi, 10 ottobre 1771). 

Proprio in questi mesi la grafia di Rovatti, come si evince dagli autografi, si fa sempre più ambigua e confusa. I tentativi di decifrazione dei geroglifici egizi conobbero nuova fortuna nel diciottesimo secolo, fino alla scoperta della stele di Rosetta nel 1799, grazie all’impulso di Athanasius Kircher, autore nel 1652-1654 dell’Oedipus Aegyptiacus.

Amico Carissimo ] Al Signor Giuseppe Rovatti / Da Vienna a Modena 17 gennaio 1770 B