Vienna primo agosto 774

Amico Dilettissimo

Non crediate amatissimo mio signor Rovatti, che il vostro lungo silenzio abbia potuto intiepidire in minima parte il tenero amor mio per voi, né la fiducia del vostro per me: voi mi siete sempre stato presente e mille volte ho asserito a me stesso che l’astenervi dallo scrivermi era un delicato riguardo della amichevole discretezza vostra, che vi defraudava d’un piacere, per non caricar d’un reciproco debito la mia ormai troppo limitata facoltà per un continuato commercio di lettere. Questa ultima vostra mi ha sommamente, anche oltre il solito consolato con l’inaspettata notizia della metamorfosi della vostra salute, che di debole, e sempre vacillante, mi assicurate esser  divenuta valida e robusta: cambiamento che sempre è stato l’oggetto de’ miei voti, ma non già delle mie speranze. Conservatela, mio caro amico, e per voi stesso, e per quelli che vi amano, e per l’onore che siete in istato di fare alla nostra Italia con le vostre letterarie scoperte alle quali pare che la natura vi abbia visibilmente destinato. Rimanete in questa nobile camera, e non vi deviate in trattati di morale o d’altro di questa specie, dove il nostro raziocinio, per esatto ch’egli sia, è sempre esposto alle seduzioni di qualche luminoso paralogismo#1 funesto agli altri ed a noi medesimi, come ne abbiamo numerosi e lagrimevoli esempi.
          Vi auguro felice e lieto il soggiorno nell’amena vostra campagna e desidero che fra l’abbondanza de’ vostri numerosi insetti, e le vostre cure di spiarne tutti gli andamenti, troverete di quando in quando il momento di pensare ancora al costantissimo vostro servitore et amico

Pietro Metastasio

Di «paralogismi» M. parlerà ancora con Rovatti nelle lettere del 18 gennaio 1775 e del 7 luglio 1777. È termine che ricorre anche nella traduzione dell’Estratto dell’arte poetica, sia in senso positivo, alludendo agli artifici poetici utilizzati nel dramma per produrre il «mirabile» («perché nel narrativo giudicano gli orecchi, che possono essere più facilmente sedotti dalla artificiosa narrazione e farci credere l’incredibile, ma [...] nel drammatico, essendo giudici gli occhi del falso e del vero, conviene essere più cauto nel fidarsi alla credulità dello spettatore e far uso più destro di quella specie di paralogismi poetici che fan passare per verisimile il falso»; M., Estratto dell’Arte poetica, p. 160), sia in senso negativo, come sinonimo di tentazione o traviamento verso il sofisma o il falso sillogismo («Ma le arti, che nulla operando, al solo raziocinio si fidano, sono esposte a traviar dal buon cammino, dietro la scorta degl’infiniti paralogismi a’ quali il raziocinio è soggetto, e non han mai chi le avverta»; ivi, p. 69).