Vienna 8 febbraio 779
La vostra prolissa lettera del 25 dicembre dell’anno scorso, dilettissimo mio signor Rovatti, mi ha sommamente consolato come prova reale, et incontrastabile della vigorosa vostra esistenza, del costante amor vostro per me, e de’ visibili vantaggi che andate ritraendo, non men fisici che morali, da quel nuovo (qualunque egli sia) sistema di vita che voi chiamate ingratamente usurpatore della vostra libertà. Gli eccessi del vostro fervore letterario avean gran bisogno di freno, perché non fossero dannosi al vostro individuo ed alle operazioni medesime che intraprendete: la moltiplicità di queste, produce l’inconveniente che soffrono le piante troppo affollate, che si rubano a vicenda il succo nutritivo che lor somministra il terreno ed il calor vitale del benefico raggio del sole. Non vi lagnate, caro amico, della presente vostra attiva situazione. Non siam nati per passar tutti i nostri giorni nell’ozioso Liceo: siam debitori di prestarci ancora ai tanti altri innumerabili uffici della vita, necessari alla società della quale godiamo i vantaggi.
La mia salute è migliore di quello che l’età mia mi autorizza a pretendere, ma non lascio perciò d’avvedermi che di giorno in giorno me n’è più sensibile il peso. Ammiro, come sempre ho fatto, l’invidiabile vigore e facilità vostra nel per me duro mestier dello scrivere, ma se non posso in questo imitarvi, lo farò ampiamente nel contraccambio, che vi rendo e vi renderò sempre, dell’amor vostro con la più sincera, tenera, e costante stima che voi meritate dal
Vostro Fedelissimo Servitore
Pietro Metastasio