Vienna 11. luglio 781.
Non è possibile, amatissimo signor Rovatti ch’io vi esprima l’eccesso del piacere che ho risentito alla vista de’ cari vostri caratteri, che pure ho riconosciuti a dispetto della loro totale trasformazione in oscurissimi gieroglifici#1 che solo può giungere a formare la povera vostra mano, obbligata tirannicamente da voi a seguitare il rapidissimo corso della vostra mente. Ma col soccorso ancora d’un espertissimo lettore de’ più antichi manoscritti, mi rimane tutta via qualche passo bisognoso di essere deciferato. A dispetto per altro di questa quasi insuperabile difficoltà, io comprendo il vostro prospero stato di salute, la vostra costanza nell’amarmi, e quella che eroicamente conservate nelle lodevoli vostre applicazioni, che promettono la celebrità al vostro nome, ben dovuta alla penosa cura con cui procurate alla repubblica letteraria la cognizione di così nascoste verità. Non crediate però ch’io debba tutte queste notizie alla vostra ultima lettera. Nel tempo del lungo silenzio, l’impaziente amor mio ha saputo procurarsene dal degnissimo signor marchese Frosini, con cui ho la sorte di convenire assai spesso in una picciola e scelta società, e da cui le ho sempre ricevute sicure, e consolanti. Egli vi conosce, vi stima; e vi ama: et ha sommamente gradite le proteste del vostro ossequio, che procuratorio nomine gli ho presentate. Voi, che amato, non potete fare a meno di amarlo, mi sarete grato che vi assicuri ch’egli è qui universalmente gradito: e che non isfuggono a chiunque lo tratta le molte cognizioni, et il maturo giudizio che in età così florida#2 ei già mirabilmente possiede#3.
Non vi affliggete per la tardanza del piego a me destinato: esso mi giungerà sempre caro, benché la mia stanca umanità mi defrauderà gran parte del profitto, e del piacere ch’io solea ritrarre da tutto ciò che mi vien da voi. La mia mano diverrà imitatrice della vostra (ma per cagione opposta), s’io mi ostino a scrivere a dispetto delle sue proteste. Onde addio mio carissimo signor Rovatti: continuate ad amarmi anche così cattivo corrispondente quale io son divenuto, e pensate che non è colpa mia se multa ferunt anni venientes commoda secum, multa recedentes adimunt#4.
Il Vostro Fedelissimo
Pietro Metastasio
Amico Dilettissimo ] Illustrissimo Signor Giuseppe Rovatti (Modena) B