Di Vienna il dì 24 Maggio 1732

Amico, e Signor mio

Per quanto io mi sia affaticato a persuader Farinello ad accettar le recite di Roma a tenore degli ordini vostri, non mi è riuscito d’indurlo#1. Dice che non conviene con l’altre sue direzzioni l’impegnarsi così per tempo. Non mi sono contentato della prima negativa, ho aspettato qualche giorno, l’ho assalito di nuovo, e ne ho riportata la medesima risposta. Perduta dunque la speranza di servirvi come avrei voluto, vi rimetto la vostra firma, come inutile nelle mie mani; e mi auguro un’altra volta di essere più fortunato esecutore de’ vostri comandi.
          È qui il nostro Millesi#2, ma io lo vedo poco perché io sono occupatissimo, et egli abita fuori di città. Amatemi, comandatemi, e credetemi

Vostro Carissimo Obbligatissimo Servitore Amico 

Pietro Metastasio

Consapevole delle difficoltà amministrative e finanziarie che più tardi avrebbero costretto il teatro delle Dame a un lungo periodo di chiusura tra il 1733 e il 1737, M. aveva cercato invano di convincere Farinelli a prendere parte alla nuova stagione teatrale. Il cantante fu l’attrazione principale della scena romana già nel 1722, quando sì esibì all’allora teatro Alibert nella Sofonisba dell’abate Francesco Silvani e nel Flavio Anicio Olibrio di Zeno e Pariati, così come nel 1727, quando l’impresario Giuseppe Polvini Faliconti riuscì a ingaggiarlo per le rappresentazioni al teatro Capranica dell’Amor generoso e del Cid (cfr. Saverio Franchi, Drammaturgia romana. II (1701-1750), Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1997, pp. 180-188; 221-231).

In Francesco Valesio, Diario di Roma, a cura di Gaetano Scano, Milano, Longanesi, 1979, V, p. 14, Millesi viene indicato come uno dei «nuovi impresari» che insieme a Cavanna, Leonardo Vinci e l’avvocato Porzio, il 31 gennaio 1729 firmarono il contratto d’affitto novennale del teatro delle Dame. Il nome di un certo «abate Milesi» compare anche in una lettera ad Algarotti del 21 aprile 1751 e come destinatario di due epistole indirizzate a Dresda il 28 settembre 1751 e l’11 novembre 1752. Sull’ipotesi secondo cui Millesi avrebbe agito da «prestanome» o da «rappresentante» nella società che nel 1729 aveva preso in gestione il teatro cfr. Saverio Franchi, Patroni, Politica, Impresari: le vicende storico-artistiche dei teatri romani e quelle della giovinezza di Metastasio fino alla partenza per Vienna, in Metastasio da Roma all’Europa, a cura di Franco Onorati, Roma, s.n., 1998, pp. 7-48: 41-45, poi in I Quaderni del San Pietro a Majella, a cura di Antonio Caroccia e Paologiovanni Maione, vol. I, Napoli, Edizioni San Pietro a Majella, 2020, pp. 87-118. Su Millesi si vedano anche Saverio Franchi, Drammaturgia romana, cit., pp. LIII-LIV; Kurt Sven Markstrom, The Operas of Leonardo Vinci, Napoletano, Hillsdale, Pendragon Press, 2007, pp. 273, 274, 287.

Nota di prova