Vienna, 22 novembre 1758

Illustrissimo Signore Signore e Padrone Colendissimo 

La Corte (e seco il nostro signor conte di Kewiniller#1), che non si è trasportata in città se non se tre giorni sono, et il corso di vita filosofica, che parte per elezione e parte per le irregolarità di mia salute, io mi son da lungo tempo proposto#2, sono le cagioni che mi hanno differito il piacere di eseguir gli ordini stimatissimi di vostra signoria illustrissima e di rendergliene conto. Ora avendola ubbidita posso assicurarla che il signor conte suddetto perfettissimo conoscitore del distinto merito di vostra signoria illustrissima ha ricevuto con riconoscenza e letto con infinito piacere il bellissimo suo sonetto#3; ritenutane copia, commessemi di rendergliene grazie e di congratularmene a suo nome con vostra signoria illustrissima, e promesso di vegliare e di approfittarsi della prima destra opportunità di fargliene merito con gli augustissimi padroni#4: a’ quali lo avrebbe già presentato, se un concorso di poco favorevoli accidenti non ci avesse defraudati del giustamente sperato frutto della magistrale sorpresa dell’immortale nostro maresciallo Daun#5
          Per mia parte io le sono gratissimo dell’obbligante cura di comunicarmi le sue gloriose fatiche, et argomentando dalla invidiabile vivacità di quest’ultima, quella del florido alloggio dell’animo suo, mi congratulo seco e dell’una e dell’altra, et auguro a me le occasioni di convincerla della giusta stima e del rispetto con cui sono

Vienna 22 9mbre 1758

Di Vostra Signoria Illustrissima
Divotissimo Obbligatissimo Servitore Vero et Amico
Pietro Metastasio

 

Johann Joseph von Kevenhüller (1706-1776), dal 1742 Maggiordomo maggiore di corte, dal 1763 Principe dell’Impero (con aggiunta del cognome Metsch). Ha lasciato un diario della sua vita (Aus der Zeit Maria Theresias, Tagebuch des Fürsten Johann Josef Khevenhüller-Metsch, kaiserlichen Obersthofmeisters, 1742-1776, Wien, Adolf Holzhausen, 1907-1917). Era in rapporti di amicizia col Florio, che a lui si rivolgeva, in genere con la mediazione di M., per far giungere i suoi versi a Maria Teresa e agli altri membri della famiglia imperiale.

Sull’«incomoda» sua salute, considerata in rapporto col clima e con le indisposizioni di stomaco, M. insiste in diverse lettere. Ad esempio, a Farinello, 11 febbraio 1750: «voi m’inspirate il buon umore quand’io vi scrivo e siete l’antidoto più efficace contro gli acidi i flati gli stiramenti de’ nervi del mio povero stomaco e della mia testa, e contro tutte le altre gentilissime maledizioni che si sono alloggiate in questa mia strapazzata macchinetta»; a Tommaso Filipponi, 7 maggio 1753: «La mia salute non ha avuta la minima alterazione né in bene né in male nel corso dell’inverno e della primavera. Sono sempre alle mani co’ miei flati ipocondriaci da otto anni in circa: e non troviam via d’accordarci a dispetto di così lunga pratica»; a Mattia Damiani, 24 maggio 1753: «Se brama ella aver contezza di mia salute, sappia che da otto anni in circa ho contratta una scandalosa consuetudine con una impertinente legione di affetti ipocondriaci, che si sono alloggiati in questa mia tormentata macchinetta in compagnia de’ flati, degli acidi, delle nausee, degli stiramenti de’ nervi, e di mille altri loro omonimi, diabolici satelliti».

Il «bellissimo sonetto» era diretto agli «Augustissimi Padroni»; e considerando il cenno alla «sorpresa» vittoriosa del Daun, che aveva dato ordine di attaccare di notte l’accampamento prussiano, doveva celebrare la vittoria delle armi austriache del 14 ottobre 1758 (vd. infra). Si noterà anche che in data 24 novembre 1758 Florio accompagnava ad una lettera a Clemente Sibiliato una «Canzonetta, in cui mi sono impegnato di dipingere la mirabile sorpresa fatta da Sua Eccellenza il signor Maresciallo Conte di Daun al vigilantissimo Eroe del Nort» (ed. [Tommaso Michieli] Lettere inedite del conte Daniele Florio udinese, Per nozze Zuccheri – De Rocco, Padova, Minerva, 1838, p. 17).

Maria Teresa d’Asburgo e Francesco Stefano di Lorena.

Si riferisce alla vittoria di Hochkirch, ottenuta dal feldmaresciallo Daun contro i Prussiani il 14 ottobre 1758. Il Daun non aveva però saputo sfruttarla, perché invece di avanzare ancora, conquistare la fortezza di Neisse e investire Dresda, come suo solito si era dato a fortificare il campo, perdendo l’occasione di riprendere la Sassonia. Questo aveva sollevato la reazione dell’opinione pubblica, che aveva chiesto a Maria Teresa di sostituirlo nel comando dell’esercito. Alla «savia condotta» del Daun (si presume nell’occasione in questione) Florio dedicò il sonetto «Di bellicose idee Mente feconda» (si legge nelle Poesie italiane del Conte Daniele Florio Patrizio Udinese, ms. in Udine, Archivio di Stato, Archivio Florio, c. [45r]).

di eseguir] d’eseguir B
avendola] avvendola B
comunicarmi] communicarmi B