Vienna, 22 settembre 1759

Illustrissimo Signore Signore e Padron Colendissimo

Quanto mi son compiaciuto, signor conte gentilissimo, della amichevole fiducia ch’ella mostra della mia amicizia nell’ultimo suo carissimo foglio del dì 8 del corrente, altrettanto provo di ramarico nel conoscermi insufficiente a secondare utilmente con l’opera mia le giustissime sue rimostranze#1. Io per sistema, per temperamento, per irregolarità di salute#2 e per inesperienza del maneggio di qualunque affare vivo filosoficamente a me stesso: non veggo mai la Corte, se un comando sovrano non mi ci chiama, e non m’incontro co’ luminosi satelliti de’ nostri astri dominanti se non se per qualche raro et inopinato accidente. In conseguenza di questo tenore di vita, qualunque torrente mi venga addosso, mi studio di sostenerlo con le proprie mie forze, senza speranza del soccorso delle altrui. In fatti nel corso di questa guerra io sono con enorme sproporzione aggravato a titolo d’imprestito di fiorini duemila due cento e sessanta; et ho dovuto prendere il mio soldo d’un anno intero non solo diminuito del 12 per cento, ma in carte, che non possono ridursi in denaro senza la perdita di altri 12 per cento almeno. Aggiunga a tutto questo i testatici e tante altre giornali nuove imposizioni, e s’imagini con qual leggiadria siano atte a sostener questo peso le facoltà d’un poeta. Ciò non ostante sicurissimo che tutte le mie querele e le mie agitazioni non avrebbero cambiato il sistema già stabilito, ho risparmiata l’opera inutile, demitto auriculas tamquam iniquae mentis asellus#3, ubbidisco e mi raccomando alla Providenza. Ma quando avesse ella in Vienna uomo più abile e più attivo di me, non creda che nelle sollecitudini presenti potesse ottenere che s’impiegasse il tempo ad esaminare i piccoli gravami de’ privati: et al più se ne rimetterebbe la cognizione ai deputati di Gorizia e Gradisca#4. Costì dunque (per ora) e non in Vienna convien ch’ella faccia valere le solide sue ragioni, essendo vanità il lusingarsi che le nude istanze d’un particolare, con perniciosissimo esempio, dovessero così prontamente distruggere le disposizioni di un’intera deputazione. Ella vede che la compatisco per prova, e può ben credere quanto arrossisca della mia insufficienza, a dispetto della quale io sono con la dovuta costantissima stima

Vienna 22 7mbre 1759

Di Vostra Signoria Illustrissima,
i componimenti di cui hanno per mallevadori il proprio merito tutti gl’intelligenti e la posterità,
Divotissimo Obbligatissimo Servitore et Amico
Pietro Metastasio

Anche Florio, come M. (che ne parla infra espressamente) durante la guerra dei Sette anni fu angustiato dai problemi finanziari causatigli dagli obbliganti prestiti alla Corona.

M. era in quarantena per un focolaio di vaiolo in casa (vd. lett. a Florio del 29 settembre 1759).

Hor. ser. IX 20 («demitto auriculas, ut iniquae mentis asellus» ‘abbasso le orecchie come fa l’asinello rassegnato’).

La Contea di Gorizia e Gradisca, una volta assorbita nei domini asburgici, manteneva il diritto ad avere suoi rappresentanti nel Consiglio dell’Impero.

compiaciuto] compiacciuto B
sostenerlo] sostentarlo B
imagini] immagini B
di un’intera] d’un’intera B
insufficienza] insuficienza B