Vienna, 29 settembre 1759
Illustrissimo Signore Signore Padron Colendissimo
Con sommo piacere e riconoscenza ho letto i due bellissimi sonetti#1, de’ quali è piaciuto a vostra signoria illustrissima farmi parte nella gentilissima sua del 14 del cadente, e per decoro del proprio mio giudizio non trascurerò di render loro, nelle occasioni che si presenteranno, la meritata giustissima lode. Spiacemi che il mio tenor di vita filosofica#2 non mi mette facilmente nelle opportunità di comunicar con la Corte, o co’ suoi seguaci; e particolarmente ora che avendo io vaiuolo in casa son considerato come appestato almeno per sei settimane da tutti coloro che son rapiti nell’orbita di quel vortice luminoso#3. Ho osservata la variazione del sonetto delle Amazzoni, ho ammirata la sua compiacenza, e mi sono arrossito della libertà con la quale io le scrissi il mio sentimento. Gliene dimando scusa, in grazia della parzialità che ne fu cagione.
Sull’affare dell’imprestito alla Corte, risposi diffusamente nella mia antecedente#4. Siamo, riveritissimo signor conte, nella nave medesima, e sento che fra giorni mi verrà l’altra dimanda di mille fiorini; et io che non voglio perdere inutilmente i maneggi, le suppliche e le rimostranze, penso con inevitabile rassegnazione a guarnir de’ mezzi necessari la mia ubbidienza, e sento minor mortificazione nel portare un peso così sproporzionato alle mie spalle, che nel considerar la mia insufficienza nelle occorrenze degli amici del suo valore.
Si conservi alla gloria del Parnaso italiano e mi creda sempre con la dovuta rispettosissima stima
Vienna 29 7mbre 1759
Di Vostra Signoria Illustrissima
Divotissimo Obbligatissimo Servitore Vero
Pietro Metastasio
Uno dei sonetti era quello «delle Amazzoni».
Si vedano le lett. del 22 novembre 1758 e del 22 settembre 1759, entrambe a Florio.
Cfr. lett. del 22 settembre 1759 a Florio.
Lett. del 22 settembre a Florio.
piaciuto] piacciuto B
o] e B
difffusamente] difusamente B
riveritissimo] Illustrissimo B
gloria] gelosia B