Vienna, 10 gennaio 1761

Illustrissimo Signore Signore Padron Colendissimo 

Nell’umanissimo foglio che si è compiaciuta vostra signoria illustrissima ultimamente indirizzarmi, si palesano chiaramente tutte le invidiabili qualità del suo bel cuore, sensibile, anzi gratissimo, anche a quegli atti di giustizia che non possono negarsi al suo merito da chi non voglia far torto a se stesso. Io mi congratulo seco di questo amabile carattere, come di pregio a’ dì nostri rarissimo, e sì poco per ordinario d’accordo con quell’elevato grado di credito in cui l’han giustamente collocata l’indefessa sua applicazione nella coltura e nell’uso de’ suoi distinti talenti. Continui vostra signoria illustrissima, a seconda delle mie istanze, ad onorare il Parnaso italiano; et io come uno dei più antichi abitanti di esso, le sarò grato in particolare di quello splendore che ne ritrarrà per opra sua tutto il nostro numeroso ceto in comune. 
          Non so dirle qual desiderio abbia ella lasciato di sé in tutti quelli che nella sua dimora in questa Corte hanno gustata l’amabile et erudita sua compagnia. Il signor conte di Canale#1, monsignor Perlas#2, la contessa Figuerola#3, la Fraila#4 ammiratrice da lungo tempo delle elette produzioni di vostra signoria illustrissima e gratissima della leggiadra trasmessa canzonetta, et il contino abate#5, m’incaricano a gara di renderle presente la loro giustissima stima e viva riconoscenza, per la gentil memoria ch’ella conserva di loro. Et io l’assicuro che le tante invidiabili circostanze che concorrono nella sua persona sono assai frequente e cara materia delle nostre più gradite confabulazioni.
          Sono impazientissimo di sentir che tutta la nostra Italia faccia eco all’eroica sua tromba. Dopo le dovute ossequiose riverenze alla degnissima signora contessa sua consorte, et al dottissimo signor Primicerio suo fratello, prego entrambi di secondar la mia impazienza stimolandola all’opra, e sviluppandola da quei ritegni che la sua eccessiva modestia le va tessendo a nostro danno. 
Mi somministri occasioni d’ubbidirla e mi creda sempre con rispetto eguale alla tenerezza

Vienna 10 del 1761

Di Vostra Signoria Illustrissima
Divotissimo Obbligatissimo Servitore et Amico
Pietro Metastasio

 

Luigi Malabaila di Canale (1704-1773), ambasciatore sabaudo a Vienna; sul suo rapporto con M., all’insegna della comune predilezione per il mondo classico – tradussero insieme Giovenale e l’Ars poetica di Orazio -, cfr. Ada Ruata, Luigi Malabaila di Canale, Torino, Deputazione Subalpina di Storia Patria, 1968; Rossana Caira Lumetti, Gli italiani a Vienna all’epoca di Metastasio, in La tradizione classica nelle arti del XVIII secolo e la fortuna di Metastasio a Vienna, Atti del Convegno internazionale di studi Österreichische Nationalbibliothek, Wien 17-20 maggio 2002, a cura di Mario Valente e Erika Kanduth, Roma, Artemide Edizioni, 2003, pp. 239-260: 251-254; e Alberto Beniscelli, Il poeta e il diplomatico, in Id., «I più sensibili effetti». Percorsi attraverso il Settecento letterario, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2022, pp. 261-281.

Carlo, canonico di Breslavia; era un vecchio amico di M., il quale, dopo la morte della contessa Marianna Pignatelli d’Althann (1755), dove «si tratteneva dalle undici ore della mattina fino alle due dopo mezzo dì, e la sera dalle otto fino alle dieci», prese a impiegare questo tempo con lui (cfr. Vita dell’Abate Pietro Metastasio poeta cesareo, in Opere del signor abate Pietro Metastasio, t. IV, Lucca, Francesco Bonsignori, 1783, pp. VII-VIII); e, ancora: «Dal 1740 fino all’ultima malattia tenne un ordine regolare di vita […] Poco dopo il mezzo giorno usciva, e sempre in carrozza. Facea qualche visita; poi si fermava in casa di monsignor Perlas suo vecchio amico presso alle due […] Usciva [dopo le otto] di nuovo in carrozza a qualche gita, o restituiva visite, finché ritornava da monsignor Perlas fino alle dieci» (Andrea Rubbi, Elogio di Pietro Metastasio, Venezia, Pietro Marcuzzi, 1782, p. 87). Ciò non sembra compatibile con quanto affermato da Brunelli (IV, p. 880), che si tratti di Francesco de Vilana-Perlas, figlio della contessa Marianna Zinzendorf, che «abitava perlopiù a Milano da quando nel 1761 aveva ottenuto il canonicato nella chiesa di S. Maria della Scala». In realtà, in quanto zio della fraila Figuerola, monsignor Perlas era un fratello del don Ramòn Figuerola che era giunto dalla Spagna al seguito di Carlo VI. Su monsignor Perlas si veda ora Alberto Beniscelli, Le ragioni di un incontro. Metastasio e Vienna, e Paola Cosentino, Le allieve di Metastasio. Per una ricognizione degli ambienti viennesi intorno al poeta, in corso di stampa negli atti del convegno La Vienna di Metastasio (1730-1782), Vienna, 7-9 aprile 2022, presso l’editore Hollitzer, Vienna.

Gertrude de Figuerola, contessa spagnola, figlia primogenita del marchese di Rialp, don Ramòn; era legata da stretta amicizia a M. Su di lei cfr. Giuseppe Gorani, Dal dispotismo illuminato alla rivoluzione (1767-1791), a cura di Alessandro Casati, Milano, Mondadori, 1942, p. 37. Nella lettera a Filippo Hercolani del 16 aprile 1767 (Brunelli, IV, n. 1508) M. ne lamenterà la «dolorosa perdita».

Con fraila, italianizzazione del qualificativo Fräulein, M. indica la figlia nubile, Francesca o Franzisca, della contessa Gertrude e di Josep Figuerola y Arguillol. Era nipote di Monsignor Perlas, presso il quale peraltro viveva: «Tale era quella [conversazione] di detto monsignor Perlas con sua nipote la signora contessa Figarola ivi abitante, figlia del signor conte di tal nome» (Andrea Rubbi, Elogio, cit., pp. 87-88). Su di lei cfr. anche Alberto Beniscelli, Le ragioni di un incontro. Metastasio e Vienna, cit., e Paola Cosentino, Le allieve di Metastasio. Per una ricognizione degli ambienti viennesi intorno al poeta, cit.; Alessio Maria Camarda Signorino, Nobiltà iberica e mitteleuropea tra regni meridionali e territori forogiuliani, «Atti dell'Accademia Roveretana degli Agiati», 271, 2021, pp. 77-117: 95-96.

Probabilmente era questi il figlio di Francesco de Vilana-Perlas e Marianna Zinzendorf, che nel 1761 era stato provvisto da Maria Teresa di un canonicato nella chiesa di S. Maria della Scala a Milano.

 

compiaciuta ] compiacciuta B