Vienna, 6 aprile 1765

Illustrissimo Signore Signore Padron Colendissimo 

Le amabili qualità del suo bel cuore, che fanno a gara con quelle della mente, ispirano a vostra signoria illustrissima, riverito mio signor conte, quella gratitudine ch’io non ho meritata nel render giustizia, per decoro del mio giudizio, ai due bellissimi sonetti da lei con tanta gentilezza comunicatimi#1, quando non voglia contarmi per merito la vera compiacenza ch’io provo nel vedergliela render dagli altri. I pregi de’ quali può vantarsi il mio Parnaso confuso#2 sono per lo più negativi; cioè a dire, consistono nello sfuggire gl’infiniti pericoli che si presentano ad ogni passo quando si scrive per attrici così eminenti#3: onde vitavi denique culpam, non laudem merui#4. Pure mi consolano le sue da me non meritate lodi, come traveggole di quella invidiabile e parziale amicizia che le cagiona.
          Mi ha ferito nel più vivo dell’anima la funesta sua domestica perdita#5, ch’io aveva fin ora ignorata, e dal mio ho misurato il suo tanto più giusto dolore. Non bisogna meno che la sua virtù per resistere... Ma inavvedutamente io vado esacerbando una piaga troppo recente, e che non può soffrir per ora altro balsamo che il silenzio. 
          Il signor conte di Canale#6, monsignor Perlas#7, tutta la casa Figuerola#8 ed il signor conte della Pueblad#9 sono stati sensibilissimi alla cortese di lei memoria, e mi hanno incaricato di assicurarla del dovuto contraccambio.
          Continui ad approfittarsi a nostro vantaggio, come ha sempre fatto fin ora, della parzialità delle Muse, si conservi gelosamente allo splendore delle lettere italiane, e non cessi mai di credermi con tenerezza eguale al rispetto

Vienna 6 Aprile 1765 

Di Vostra Signoria Illustrissima
Divotissimo Obbligatissimo Servitore et Amico Vero
Pietro Metastasio
 

Forse quelli pubblicati Per le nozze delle LL. MM. di Giuseppe II d'Austria e di Maria Gioseffa di Baviera, Re e Regina de’ Romani, Sonetti due, Vienna, 1765, se il millesimo corretto nella data della lettera è 1765.

È l’azione teatrale per le nozze di Giuseppe II con Maria Gioseffa di Baviera, celebrate il 2 gennaio 1765 (Il Parnaso confuso. Del signor abate Metastasio poeta cesareo. Azione teatrale rappresentata in musica nell'interno dell'Imperiale Regia Corte in occasione delle felicissime nozze delle sacre reali maestà di Giuseppe II d’Austria, e di Maria Gioseffa di Baviera re e regina de' Romani, In Milano, per Giuseppe Cairoli, 1765). Fu il primo dramma nuovo in cui Metastasio e Gluck collaborarono insieme (Gluck nel 1763 aveva già musicato, per il teatro Comunale di Bologna, Il trionfo di Clelia di M.): cfr. Jacques Joly, Les fêtes théâtrales de Métastase à la cour de Vienne (1731-1767), Clermont-Ferrand, Faculté des lettres et sciences humaines de l’Université de Clermont-Ferrand II, 1978, pp. 383-384. La data dell’azione teatrale, e la correzione, di altra mano, della data nel manoscritto della manoscritta, sono spie dell’errore di chi è intervenuto a sostituire con 3 il numero originario, che poteva essere 5.

Le attrici furono le quattro arciduchesse Elisabetta, Amalia (poi duchessa di Parma, Giuseppina, sposa del re di Napoli), Carolina (che subentrerà alla sorella come regina di Napoli): «Le improvvise imminenti nozze del re de’ Romani mi hanno procurato un nuovo comando, e frettoloso, dell’augustissima mia padrona. Ella vuole che si rappresenti in musica nell’interno della Corte un’azione teatrale da quattro arciduchesse d’Austria: ed oltre l’averla scritta volando, sono incaricato della direzione delle quattro auguste attrici» (lett. a Leopoldo Trapassi, 31 dicembre 1764: cfr. Brunelli IV, p. 863).

Hor. ars, vv. 367-268.

La morte della moglie, Vittoria Valvason di Maniago; se la data corretta della lettera è 1765, M. potrebbe aver saputo del lutto del Florio dalla raccolta, a lui giunta o forse inviata dallo stesso Florio, dei Sonetti di Daniele Florio in morte della contessa Vittoria nata Valvasona di Maniago sua dilettissima consorte, Udine, Antonio Del Pedro, 1763.

Luigi Malabaila di Canale (1704-1773), ambasciatore sabaudo a Vienna; sul suo rapporto con M., all’insegna della comune predilezione per il mondo classico – tradussero insieme Giovenale e l’Ars poetica di Orazio -, cfr. Ada Ruata, Luigi Malabaila di Canale, Torino, Deputazione Subalpina di Storia Patria, 1968; Rossana Caira Lumetti, Gli italiani a Vienna all’epoca di Metastasio, in La tradizione classica nelle arti del XVIII secolo e la fortuna di Metastasio a Vienna, Atti del Convegno internazionale di studi Österreichische Nationalbibliothek, Wien 17-20 maggio 2002, a cura di Mario Valente e Erika Kanduth, Roma, Artemide Edizioni, 2003, pp. 239-260: 251-254; e Alberto Beniscelli, Il poeta e il diplomatico, in Id., «I più sensibili effetti». Percorsi attraverso il Settecento letterario, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2022, pp. 261-281.

Carlo, canonico di Breslavia; era un vecchio amico di M., il quale, dopo la morte della contessa Marianna Pignatelli d’Althann (1755), dove «si tratteneva dalle undici ore della mattina fino alle due dopo mezzo dì, e la sera dalle otto fino alle dieci», prese a impiegare questo tempo con lui (cfr. Vita dell’Abate Pietro Metastasio poeta cesareo, in Opere del signor abate Pietro Metastasio, t. IV. Lucca, Francesco Bonsignori, 1783, pp. VII-VIII); e, ancora: «Dal 1740 fino all’ultima malattia tenne un ordine regolare di vita […] Poco dopo il mezzo giorno usciva, e sempre in carrozza. Facea qualche visita; poi si fermava in casa di monsignor Perlas suo vecchio amico presso alle due […] Usciva [dopo le otto] di nuovo in carrozza a qualche gita, o restituiva visite, finché ritornava da monsignor Perlas fino alle dieci» (Andrea Rubbi, Elogio di Pietro Metastasio, Venezia, Pietro Marcuzzi, 1782, p. 87). Ciò non sembra compatibile con quanto affermato da Brunelli (IV, p. 880), che si tratti di Francesco de Vilana-Perlas, figlio della contessa Marianna Zinzendorf, che «abitava perlopiù a Milano da quando nel 1761 aveva ottenuto il canonicato nella chiesa di S. Maria della Scala». In realtà, in quanto zio della fraila Figuerola, monsignor Perlas era un fratello del don Ramòn Figuerola che era giunto dalla Spagna al seguito di Carlo VI. Su monsignor Perlas si veda ora Alberto Beniscelli, Le ragioni di un incontro. Metastasio e Vienna, e Paola Cosentino, Le allieve di Metastasio. Per una ricognizione degli ambienti viennesi intorno al poeta, in corso di stampa negli atti del convegno La Vienna di Metastasio (1730-1782), Vienna, 7-9 aprile 2022, presso l’editore Hollitzer, Vienna.

Famiglia di origine spagnola, che faceva capo al conte Raimondo, membro del Supremo Consiglio di Fiandra: cfr. lett. di M. a Florio del 10 gennaio 1761.

Antonio di Portogallo Conte della Puebla del Maestre, ufficiale e uomo politico; era all’epoca Commissario Aulico Plenipotenziario delle Unite Principate Contee di Gorizia e Gradisca e Generale Comandante delle Medesime, dei Ducati della Carinzia e Cragno e di tutto il litorale austriaco.

 

fanno ] vanno B
vera ] resa B
parziale ] parzial B
ed il signor conte della Puebla ] omette B
contraccambio ] contracambio B
della ] dalla B
765 ] 76[5 (?) > 3] A (numero cassato, forse 5, e sostituito da 3, da mano non autografa: nel ms. la lett. è dopo quella di Metastasio alla Valvason, in data 24 ottobre 1760, e prima di quella in data 10 gennaio 1761), 1763 B 
Vero ] omette B