Vienna, 18 settembre 1776
Illustrissimo Signore Signore e Padrone Colendissimo
Una incomodissima e poco decente, benché onestissima infermità#1 (della quale gli ufficiosi amici meco si congratulano a gara, in vece di compatirmi) mi ha già per qualche giorno obbligato, e mi obbliga ancora a non dilungarmi dalle mie camere; ma non mi ha però impedito dal leggere avidamente, rileggere et ammirare il suo magistral sonetto#2, con cui mi ha convinto che per esprimere ad eccellenza ciò che a pena è riuscito a me di racchiudere in ben 26 strofe#3, soprabbondano 14 versi a’ suoi pari.
Il signor consiglier Martines, custode della imperial biblioteca#4, secondando le mie premure, è corso prontamente a Schönbrunn per far gustare al nostro signor conte di Rosenberg#5 un così eletto componimento e per accalorare, con tale occasione, e mettere in attività anche con le mie più fervide istanze la propensione che senza fallo io suppongo nel Cavaliere di favorire il distinto merito del mio caro signor conte Florio, procurandogli l’assenso sovrano per la dedica meditata#6. Il detto signore era partito per la Carintia ad attender ivi nel suo feudo il passaggio del gran duca di Toscana#7; onde converrà rinnovar le diligenze al ritorno di lui: et io le auguro intanto con tutto il più vivo dell’animo non vane et infruttuose. Rendo il giusto contraccambio agli amorosi voti d’un così antico e così degno amico qual mi è sempre stato il carissimo mio signor conte Florio, di cui sono e sarò eternamente con invariabile stima, affetto et ossequio
Vienna 18 7bre 1776
Divotissimo Obbligatissimo Servitore Vero et Amico
Pietro Metastasio
Cfr. lett. a Daniele Florio del 30 aprile 1777: «le indiscrete mie affezioni ipocondriache».