Vienna, 16 novembre 1776
Illustrissimo Signore Signore e Padrone Colendissimo
Mentre io mi preparava a rispondere al gentilissimo foglio di vostra signoria illustrissima del primo del corrente novembre#1, il signor consiglier Martines#2, di ritorno da Presburg#3, dove ha dovuto trattenersi alcuni giorni per secondare gli autorevoli desideri di sua altezza reale il serenissimo principe di Sassonia Alberto#4, mi ha comunicata un’altra lettera di vostra signoria illustrissima a lui diretta e della data medesima; et io per risparmiare a vostra signoria illustrissima la doppia lettura, et al signor Martines il tempo del quale abbisogna per le sue indispensabili occupazioni, accresciute nella di lui assenza, rispondo in questa ad entrambe.
Nella lettera a me diretta ho ammirata l’eloquenza con la quale ella esprime la sua sensibilità all’inaspettato colpo ricevuto#5, e la sua insieme eroica, cristiana e filosofica rassegnazione degna della sua prudenza e del suo sapere, al quale non è ignoto che non essendovi scienza al mondo che c’insegni ad obbligar le vicende umane ad adattarsi a noi, non ci rimane altro rifugio se non se studiar l’arte di adattar noi medesimi al corso di quelle: arte difficile, ma gloriosa per chi la possiede, e che non si propone un impossibile. Sicché continui, mio caro signor conte, siccome ha incominciato a virtuosamente coltivarla, e vostra signoria illustrissima si renderà debitrice della sua tranquillità solamente a se stessa.
Ho trovata poi nella lettera del signor Martines una nuova ode scritta da vostra signoria illustrissima in lode mia#6, non solo meravigliosa per i suoi meriti poetici, ma perché scritta da lei fra i più violenti tumulti dell’animo suo. Fenomeno che mi serve di prova della invidiabile padronanza ch’ella ha sopra sé medesima, e mi promette vicina la perfetta calma ch’io le desidero. Io sento di quanto son debitore all’amor suo, e lo misuro dagli eccessi ai quali lo fa trascorrere a favor mio; ma non creda che il mio amor proprio mi acciechi a segno di credermene meritevole, e di pubblicar io medesimo con la stampa i panegirici miei, confessando un’arroganza della quale io non mi sento colpevole, esaminando il mio interno. Mi renda in questa parte maggior giustizia, amatissimo mio signor conte, e mi creda più degno dell’amor suo e miglior conoscitor di me stesso. Addio. Si conservi all’onor del Parnaso, et alla vera tenerezza, alla gratitudine et al rispetto di chi sarà invariabilmente
Vienna 16 9bre 1776
Di Vostra Signoria Illustrissima
Il Divotissimo Obbligatissimo Servitore Vero et Amico
Pietro Metastasio
Corrisponde alla minuta del 1° novembre 1776, di Florio.
Pressburg, nome tedesco di Bratislava.
Il diniego di Maria Teresa alla richiesta del Florio di dedicarle il Canzoniere austriaco.