Vienna, 21 dicembre 1776

Illustrissimo Signore Signore e Padrone Colendissimo

Rispondo all’obbligantissima lettera di vostra signoria illustrissima in cui mi dà contezza della onorevole risposta da lei ricevuta da questo degnissimo suo capo#1, e del sensibile piacere ch’ella ne ha risentito, chiamandomene affettuosamente a parte, a tenore delle sacre leggi dell’antica nostra e sincera amicizia. Io le rendo le più vive grazie d’una così affettuosa attenzione, ma un poco men sollecitamente di quello che avrei desiderato e voluto, perché l’affluenza delle mie non procurate corrispondenze supera ormai le mie fisiche facoltà, necessarie a degnamente coltivarle. 
          Mi consola sommamente il sentir l’animo suo in perfetta calma, a dispetto delle passate rincrescevoli vicende#2, et ha gran ragione di esserlo; poiché il distinto suo merito poetico non ha affatto bisogno di puntelli per sostenersi: basta aver occhi et orecchi per leggere et ascoltare i suoi versi, et ogn’uno è atto a distinguere a quale elevazione ella sia giunta in Parnaso. Ricorrano ai sostegni stranieri#3 quei che non possono come vostra signoria illustrissima fidarsi del proprio valore. Addio, caro amico e padrone. Si conservi, e mi creda sempre con l’antica ossequiosa tenerezza

Vienna 21 Xbre 1776 

Di Vostra Signoria Illustrissima
Divotissimo Obbligatissimo Servitore et Amico Vero 
Pietro Metastasio

 

Franz-Xaver-Wolfgang von Orsini-Rosenberg (1723-1796), il Gran Ciambellano. Nella lettera dell’1 novembre 1776, Florio aveva pregato M. di ringraziare il Rosenberg per la sua opera di mediazione.

passate rincrescevoli vicende: il recente diniego dell’imperatrice ad accettare la dedica del Canzoniere austriaco.

Probabile allusione ad uno dei motivi polemici ricorrenti nel carteggio con Florio, che chiamava in causa le «ingiuste critiche degli Oltramontani» (lett. di Florio a M. del 20 luglio 1760), a fronte dei «pochi che qui si ritrovano capaci di giudicar delle opere d’ingegno» (lett. di M. a Florio del 22 ottobre 1757).