Vienna, 4 gennaio 1777

Illustrissimo Signore Signore e Padrone Colendissimo

Dunque vostra signoria illustrissima, riveritissimo signor conte, ha saputo costringere la Fortuna a congiurar seco, et a secondar la di lei compiacenza nel vedermi arrossire. Meritano, lo so, gli aurei suoi versi#1 d’esser letti, riletti et ammirati mille e mille volte, e manoscritti e stampati; ma la vera cognizione ch’io non dissimulo de’ miei limitati talenti non merita il castigo de’ frequenti rimorsi che mi cagionano coteste mie involontarie usurpazioni. Ma penso per consolarmi che ai lettori del troppo parziale ritratto ch’ella di me loro presenta, rapiti nell’ammirazione della magistrale pittura, mancherà il tempo per considerare i difetti dell’originale. Non creda per altro che la mia mortificazione scemi in minima parte la tenera riconoscenza della quale son debitore al costante suo dichiaratissimo affetto, del quale sarò sempre superbo, continuando sempre a vantarmi pieno di gratitudine e d’ossequio

Vienna 4 del 1777

Di Vostra Signoria Illustrissima
Divotissimo Obbligatissimo Servitore Vero et Amico
Pietro Metastasio

Forse gli stessi («due sonetti») inviati anche a Giuseppe Garampi, il quale, in data 28 dicembre 1776 (Udine, Archivio di Stato, Archivio Florio, II, 194.2) diceva di aver «subito letti al nostro Signor Abate Metastasio, e ad altri conoscitori del di Lei merito. Ciascuno ha fatto plauso alla felicità sì del pensiere, che dell’ordine, che delle espressioni».

 

della quale ] di cui B
sempre ] invariabilmente B
4 ] 1 B
Di Vostra … Metastasio ] omette B