Vienna, 30 aprile 1777

Illustrissimo Signore Signore e Padrone Colendissimo

Il mio, sempre eguale a se stesso, non meno amabile che stimabile signor conte Daniele Florio non trascura occasione che gli si presenti d’onorarmi e d’obbligarmi. L’invidiabile acquisto che mi ha vostra signoria illustrissima procurato della conoscenza dell’ornatissimo signor conte de Rinaldis#1, è fra i più cari e preziosi doni che potea farmi la sua tenera e generosa amicizia. Io ho ammirato in lui l’eccellenza del pittore, che me l’ha nella sua lettera così vivamente e magistralmente ritratto. Egli ha nel tempo che si è compiaciuto di passar meco appagate con esemplare compiacenza tutte le mie amorose curiosità, intorno al presente stato della degnissima persona di vostra signoria illustrissima. Mi ha sommamente consolato descrivendomelo tale, quale i di lei meriti et i miei voti l’esigono, e mi ha fatto conoscere parlando i rari talenti de’ quali la natura l’ha parzialmente fornito, le ricche merci delle quali la sua applicazione l’ha provveduto, e quel buon giudizio (raro dono del Cielo) che condisce il nobile suo contegno e tutte le obbliganti sue gentilissime maniere. 
          Monsignor nunzio Garampi#2 e la signora contessa Figuerola#3 hanno già per mio mezzo ricevuto l’esemplare della sua elegante versione del salmo cinquanta#4, e privatamente et in compagnia ne abbiamo esaltate le bellezze, abbiamo ammirata la costanza delle Muse nel favorirla, et a coro le rendiamo grazie della cortese cura nel farcene parte. Io poi particolarmente mi congratulo seco del nuovo eletto membro del quale si è accresciuta la nobile sua famiglia con le nozze del maggior suo figliuolo#5, a cui auguro posterità degna degli antenati. Gl’impareggiabili di lei lavori poetici son ben degni dell’onore d’esser presentati al pubblico sotto grandi e venerabili auspici, et io commendo et esalto la giustizia che rende loro il gran Servo de’ servi#6; ma le mie povere fanfaluche canore non meritano di far numero fra gli scelti et eruditi volumi de’ quali va vostra signoria illustrissima facendo tesoro#7; pur se mai l’amorosa sua parzialità si ostinasse a voler graduarle a tal segno, aspetti almeno che abbian esse la veste nuziale che sta loro presentemente componendo in Parigi un coraggioso editore#8: il quale se compirà l’impresa come la promettono undici eccellentissimi rami superbamente intagliati, ch’egli mi ha già mandati per saggio de’ molti de’ quali ei vuole adornar la sua ristampa#9, sarà questa fra le più nitide che son fin ora comparse alla luce, e nella sua biblioteca sarà scusata allora in qualche parte la mediocrità del quadro dall’eccellenza della cornice. Mi dilungherei di vantaggio, se le indiscrete mie affezioni ipocondriache a lei non ignote#10, e che il presente inverno ha più del solito esacerbate mi lasciassero l’attività di farlo. Mi dia motivi di consolarmene continuando ad amarmi et a credermi col più tenero e costante rispetto

Vienna 30 aprile 1777 

Di Vostra Signoria Illustrissima 
Divotissimo Obbligatissimo Servitore Vero et Amico
Pietro Metastasio

 

Girolamo Rinaldis (1735-1803), professore di geometria e analisi all’Università di Padova, poi canonico della cattedrale di Udine; autore di un Saggio storico della pittura friulana, Udine, Fratelli Gallici, 1796.

Giuseppe Garampi (1725-1792), studioso di codici antichi, collezionista e numismatico, già vicecustode della biblioteca Gambalunghiana di Rimini e prefetto dell’Archivio Segreto Vaticano; era nunzio apostolico in Austria dal 16 marzo 1776. In Udine, Archivio di Stato, Archivio Florio, II, 194.2, si conservano sue lettere al Florio.

Francesca, figlia di Gertrude e di Josep Figuerola y Arguillol, nipote di monsignor Perlas: cfr. lett. del 26 aprile 1766.

«Pietà di me, gran Dio», probabilmente stampato dapprima in una plaquette; poi in Rime sacre, e morali alla Santità di N. S. Papa Pio VI, dedicate dal Conte Daniele Florio Ciambellano delle LL. MM. II. RR. AA., Udine, Fratelli Gallici, 1777, pp. 231-237.

Sebastiano Florio (1741-1799).

la giustizia che rende loro il gran servo de’ servi: si riferisce all’accoglimento (di cui Florio doveva averlo messo al corrente) della richiesta di dedicare al pontefice Pio VI l’edizione delle sue Poesie varie e delle Rime sacre e morali (Udine, Fratelli Gallici, 1777); cfr. p. III dell’edizione: «Ecco, Beatissimo Padre, ciò che a me diede giusto motivo, e m'inspirò la fiducia di supplicare la Santità' Vostra ad accogliere queste Sagre Rime».

gli scelti et eruditi volumi: quelli della biblioteca di famiglia, che il padre dapprima, quindi Daniele e il fratello Francesco andavano costituendo.

L’abate Giuseppe Pezzana (1735-1802), che stava curando l’edizione delle Opere, poi pubblicata a Parigi nel 1780-1782, in 12 volumi, dalla Veuve Hérissant; su cui cfr. William Spaggiari, Giuseppe Pezzana e l’edizione Hérissant delle Opere di Metastasio, «Italianistica. Rivista di letteratura italiana», 13, 1-2 (gennaio-agosto 1984), pp. 175-191.

Delle trentotto incisioni che adornavano l’edizione, diciannove sono del parmigiano Pietro Martini (1738-1797; dal 1762 viveva a Parigi), che anche in passato aveva illustrato edizioni curate dal Pezzana; di queste, undici (datate 1773-1775) sono quelli inviate in anteprima al M. (cfr. William Spaggiari, Giuseppe Pezzana e l’edizione Hérissant delle Opere di Metastasio, «Italianistica. Rivista di letteratura italiana», 13, 1-2 (gennaio-agosto 1984), pp. 175-191, p. 180).

Su questi disturbi, una sorta di nevrosi simile alla malinconia, cfr. lett. di Metastasio a Florio del 18 settembre 1776.
 

 

invidiabile ] invidiabil B
Di Vostra … Metastasio ] manca B