Al Signor Giuseppe Bettinelli
È per me un sensibilissimo rammarico il non poter rispondere alle sue obbligantissime istanze con la prontezza corrispondente in adempierle. Le mie assidue occupazioni in questa corte non mi lasciano tanto a me stesso ch’io possa perfezionare alcuna delle cose già da me disegnate in Italia: onde il trattato, di cui le feci parola è ancora nello stato medesimo. Ed il peggio è ch’io non veggo vicina la quiete che mi bisogna per onestamente pubblicarlo#1. Questa opposizione non veggo per altro che sia bastante per trattenerla dall’eseguire l’impressione che si è ella proposta delle mie poesie drammatiche#2. Io sono così moderatamente persuaso del merito di esse, che non avrei giammai ardito di consigliarle tale impresa, e sa ella medesima che io mi sono piuttosto studiato di trattenerla, adducendo le difficoltà che a mio parere vi s’incontravano, e particolarmente quella che già vi era in Roma un libraio che ne dava la raccolta, benché piena d’errori, ed in forma assai ordinaria#3. Quando ella persista nella sua risoluzione, e voglia rimettere la stampa del trattato ad altro tempo, io non posso servirla in altro che in farle capitare le mie opere drammatiche in quelle impressioni, alle quali ho io medesimo assistito, correggendone di nuovo alcun errore che vi fosse scorso o per mia o per colpa d’altri: e poi offerendomi a far la revisione ultima di ciascun foglio, quando voglia trasmetterne le prove#4. Ho data a questo fine già commissione in Italia per la ricerca e l’unione de’ libretti suddetti, che farò poi a suo tempo capitarle#5. Intanto però desidererei sapere in qual sesto, in qual carta, e in qual carattere pensa ella di eseguire questa nuova edizione: la bellezza, ed esattezza della quale, ed un moderato numero d’esemplari sono i premi ch’io mi propongo per gl’incomodi, a cui mi offerisco di sottomettermi#6. E pieno d’una vera stima, e d’un sincero desiderio di servirla, resto
Vienna 28 febbraio 1733.