Al Signor Giuseppe Bettinelli

Ho ricevuto il foglio che vostra signoria m’invia, il quale non ho ancora avuto il tempo di leggere. Per la vista io ne son molto contento, e credo che sarà lo stesso per la correzione#1. Su questa misura farò immediatamente incominciare ad intagliare il ritratto che spero riuscirà eccellentemente, attesa la cura di chi ha fatto il disegno, ed assiste l’intagliatore. Questo è il signor Daniel Bertoli#2, dell’eccellenza del quale ella può costì essere informata dal signor Bastian Rizzi, e dal signor Pellegrini, quando non ne abbia già contezza altronde#3.
          La notizia della scellerata ristampa di Napoli non merita la costernazione ch’ella dimostra nella sua lettera. Poiché ella è nella medesima condizione nella quale era prima che questa si facesse#4. La di lei ristampa dee essere raccomandata dall’esattezza, dall’ordine, e dalla pulitezza, e correzione#5. Chi volea contentarsi del buon mercato senza far conto d’altro, avea già dove ricorrere in Roma, prima che vi fosse l’edizione napoletana#6. Nulla di meno non disapprovo ch’ella ponga in uso quei ripieghi che stima vantaggiosi.
          Tengo in pronto due altri drammi corretti per inviarglieli. Non mi si è presentata occasione alcuna per evitar la posta che premerebbe anche a me. Se fino a sabbato non si trova, converrà ch’ella abbia la pazienza che ho io, assicurandola che non costa meno il consegnar le lettere in Vienna che il riscuoterle in Venezia. Intanto ella ha quattro drammi, onde non resterà in ozio: benché degli ultimi due non mi accusi la ricevuta#7. Si faccia animo, e lo conservi, o desista dall’impiego prima d’inoltrarsi. Perché questi perpetui timori non giovano né a lei, né a me. Mi comandi, e mi creda sinceramente

Vienna 25 luglio 1733.
 

 

Si tratta di un foglio di stampa, già richiesto nella lettera a Bettinelli del 4 luglio 1733, sul cui formato M. avrebbe fatto intagliare il proprio ritratto.
 

Il ritratto inciso in rame, collocato sull’antiporta dell’edizione bettinelliana del primo volume delle Opere drammatiche (con iscrizione sul basamento, sotto l’ovale, che recita: Petrus Metastasius romanus Caroli Caesaris Augusti poeta), fu intagliato da Andreas e Josef Schmuzer su disegno di Daniele Antonio Bertoli. Cfr. anche a Bettinelli, 1º giugno 1733. M. fu molto legato all’artista friulano, verso il quale dimostra, in altre zone dell’epistolario, una stima autentica; così scrive a Luigi di Canale il 5 gennaio 1742: « Che fa il nostro onoratissimo signor Bertoli? Che crudeltà è mai questa? Saper quanto io lo ami e lo stimi, e non dirmene parola? È questa omissione perdonabile?». Si vedano anche le lettere al Canale del 13 ottobre 1741 e 26 gennaio 1742.
 

M. invita Bettinelli a chiedere conferma dell’«eccellenza» del Bertoli ai pittori veneziani Sebastiano Ricci e Giovanni Antonio Pellegrini, entrambi attivi a Vienna durante gli anni Venti e Trenta del Settecento.
 

M. si riferisce all’edizione promossa dal tipografo partenopeo Francesco Ricciardo, di cui mi è stato possibile rinvenire soltanto un esemplare del terzo volume, conservato nella Biblioteca comunale di Lequile e S. Francesco, con segnatura BIBL ANT A1 102: Opere drammatiche del Sig. Pietro Metastasio romano. Volume terzo, In Napoli, Presso Francesco Ricciardo, 1735. Cfr. anche a Bettinelli, 11 luglio 1733.
 

Emerge qui nuovamente lo scrupolo con cui M. segue la realizzazione dell’edizione bettinelliana.
 

M. allude all’edizione stampata a Roma da Pietro Leone, anteriore al giugno del 1732, che anticipa quella napoletana del 1733; cfr. a Bettinelli, 14 giugno 1732.
 

Se prestiamo fede a quanto indicato nella lettera al Bettinelli del 4 luglio 1733 («Nel venturo ordinario le trasmetterò altre opere, ed ella può sicuramente farle imprimere con l’ordine ch’io serbo in trasmetterle, nulla rilevando l’ordine cronologico, con cui sono state scritte, al vantaggio dell’edizione»), la scansione interna del primo volume delle Opere drammatiche (Artaserse; Adriano in Siria; Demetrio; Olimpiade; Issipile; Ezio; Didone abbandonata) dovrebbe rispecchiare la successione dei drammi inviati da M. a Bettinelli; dunque, escludendo l’Olimpiade, di cui il poeta non può trasmettere «copia a veruno» prima della rappresentazione alla corte asburgica del 28 agosto 1733 (cfr. a Bettinelli, 1º giugno 1733), i quattro drammi allora nelle mani di Bettinelli sarebbero: Artaserse, Adriano in Siria, Demetrio e Issipile. L’Ezio sarebbe stato inviato all’editore poco meno di un mese più tardi (cfr. a Bettinelli, 22 agosto 1733), mentre la Didone abbandonata sarebbe stata inserita da Bettinelli in coda al volume senza il consenso di M. (cfr. a Bettinelli, 3 ottobre 1733: «Mi dispiace bene ch’ella abbia stampata la Didone senza ch’io l’abbia fatta rivedere. Non so di quale edizione si serve»).