Al Signor Giuseppe Bettinelli

Ho ricevute le copie del manifesto d’associazione, e ne farò uso. È molto ben scritto, e con molta parzialità per me. Mi sarebbe caro esser informato del nome di chi l’ha disteso#1.
          Eccole l’Ezio corretto dall’amico#2. Nella ventura settimana le trasmetterò una nuova opera, la di cui lettera iniziale è un Ò con accento: e la prima apparenza sarà quella appunto che le fu trasmessa, e si stamperà con le parole medesime#3.
          Non ho potuto convenire con l’amico per conferir su la lettera al lettore, tanto sono eccessivamente occupato. Lo farò il più sollecitamente che mi sarà permesso#4. Mi comandi intanto, e mi creda.
          Non si scordi di far capitare a Roma, ed a Napoli i suoi manifesti prima che l’edizione di Napoli si sparga maggiormente#5

Vienna 22 agosto 1733. 

 

L’associazione consisteva nel pagamento anticipato di una somma di denaro che garantiva ai sottoscrittori (gli associati, appunto, tanto i librai quanto i singoli lettori) di prenotare una o più copie di un’opera in preparazione o in corso di stampa; con la diffusione di un «manifesto d’associazione» Bettinelli dovette presentare al pubblico il progetto delle Opere drammatiche, rendendo altresì note le caratteristiche tipografiche dei volumi (formato, carta, caratteri ecc.), il prezzo e le modalità di pagamento. Del «pubblico manifesto» di Bettinelli danno notizia Le Novelle della Repubblica delle Lettere dell’anno MDCCXXXIII, In Venezia, Presso Giovambattista Albrizzi, 1734, p. 257: «Si stamperanno cinquecento soli esemplari di ciascun tomo, e quelli che desiderano provedersi di questa raccolta con notabile vantaggio, sono invitati dal suddetto Bettinelli a dar sottoscritto il loro nome, e fare anticipatamente l’esborso per il primo tomo che si va stampando; avvegnacchè, in tal maniera, essi non pagheranno più che le lire cinque veneziane per cadaun tomo; ed uscito che sarà il primo, non saranno più accettate le sottoscrizioni. Fuori di Società dovrà pagarsi il corpo intiero, lire 24 della nostra moneta. Le legature, da chi vorrà i tomi legati in pergamena, si pagheranno lire due».
 

L’amico è Giuseppe Riva, il quale sottoporrà, con il consenso di M., le prove di stampa delle Opere drammatiche anche a Monsignor Giuliano Sabbatini, attivo a Vienna dal 1725 (cfr. a Giuseppe Riva, 8 agosto 1733: Eccovi i fogli finora stampati in Venezia. Vedeteli e fateli vedere a monsignore […]»).
 

L’opera in questione è l’Olimpiade, che verrà rappresentata, con musiche di Caldara, nel Giardino dell’Imperial Favorita pochi giorni più tardi, il 28 agosto 1733; M. parlerà distesamente di questa opera nella lettera a Bettinelli del 1º giugno 1733, promettendo, appunto, di inviargli l’«originale dell’opera» non prima «degli ultimi giorni del venturo agosto».
 

Della lettera al lettore (intitolata L’editore a chi legge), composta da Riva e premessa al primo volume delle Opere drammatiche del Sig. Abate Pietro Metastasio romano poeta cesareo (Venezia, Presso Giuseppe Bettinelli. Al Secolo delle Lettere, 1733, c. *iijr-v), M. aveva richiesto a Bettinelli l’espunzione di un passo (cfr. a Bettinelli, 4 luglio 1733).
 

Grazie alla pubblicazione del manifesto di associazione, M. si augura di arginare la diffusione di un’edizione di Opere drammatiche uscita, senza il proprio consenso, dai torchi del tipografo partenopeo Francesco Ricciardo; cfr. a Bettinelli, 25 luglio 1733.