A Leopoldo (Roma)
Di Vienna 6 dicembre 1738
Fratello Carissimo
Ch’io v’abbia sempre amato è una verità che non ha più bisogno di pruova, ma che le notizie che ora mi giungono della vostra applicazione, e del vostro profitto raddoppino la mia tenerezza non è inutile ch’io vel confessi: perché grato, come vi credo, spero che il desiderio di piacermi vi renda, se non più sollecito, almeno costante nel faticoso ma onorato cammino che avete intrapreso#1. Voglia Dio ch’io senta di giorno in giorno accrescersi il credito vostro: e che possa una volta vedervi in tale stato, che la mia cura per voi, e la vostra attenzione per me siano puri effetti del nostro scambievole amore, e non del vostro bisogno. Mi consola la novella del miglioramento de’ vostri occhi, e mi lusingo che a quest’ora siate affatto risanato. Io sto ottimamente, e starei meglio se le infermità di Ungheria non mi tenessero alcun poco in pensiero. Sieno esse peste, o nol siano è certo che si comunicano, e si sono avvicinate più di quello ch’io non credeva#2: «nostraque res agitur, paries dum proximus ardet#3». Rendete grazie per me all’onoratissimo signor Buonaccorsi#4 de’ favori che vi compartisce, ditegli che io intendo di tenergliene ragione in mio proprio nome, e che veramente desidero d’abbracciarlo. Date al signor Peroni#5 l’annessa letterina affinché possa metterla nel suo libraccio. Mille riverenze a mio padre: saluti a tutti di Casa, e voi conservatevi, amatemi e credetemi
il Vostro Affezionatissimo Fratello Pietro Metastasio
Giuseppe Peroni (si veda la scheda biografica a lui dedicata).