A Leopoldo (Roma)
Vienna 12 settembre 1739
Fratello Carissimo
Il calore col quale voi declamate scrivendo contro il costume de’ tempi correnti, mi fa argomentare quel che farete parlando. Se la vostra eloquenza potesse introdurre una riforma, io vorrei espormi con voi al pericolo di urtar nell’ira de’ potenti, ma senza sperar di giovare né a se né ad altri, io non posso perdonarvi questa imprudenza. Cessate per l’amor di Dio di farmi sempre tremar per voi#1: riflettete che non siete il più infelice de’ viventi, se non quanto volete esserlo: pensate che potete errare ne’ vostri giudizii, e che quando ancor non erraste, la copia de’ conoscitori rende assai meschina la gloria della scoperta. Se poi l’abbondanza dell’atra bile#2 non vi soffre tranquillo, scatenatevi contro Newton, contro Cartesio, contro Aristotile, e gridate finché abbiate fiato. Fratel caro se mi amate, e se vi amate, pensateci.
Dite al signor Peroni#3 che non ho ricevuta la risposta dell’amico ch’egli mi accenna; che per l’affare di Centomani#4 mi trovo avergli scritto fin dall’altra settimana alla quale in tutto il resto mi rimetto. Abbracciatelo per me, e non gli parlate delle nuove d’Ungheria#5, come io non ne parlo con voi. So che vi sorprenderanno, e vi compatisco, ma noi che ignoriamo le cagioni non possiamo giudicar degli effetti. Procurerò di valermi a vostro vantaggio della notizia che mi avvanzaste intorno all’agenzia del principe di Bamberga#6. Saluto tutti di Casa, bacio la mano a mio Padre, v’abbraccio, e sono
il Vostro Affezionatissimo Fratello Pietro Metastasio
Giuseppe Peroni (cfr. la scheda biografica dedicata a questo corrispondente).