Al Signor Giuseppe Bettinelli

Rendo a vostra signoria distintissimamente grazie per l’attenzione usatami nell’inviarmi i primi fogli della ristampa delle mie opere#1. Io mi rallegro seco che sia stata obbligata a rinnovarla come d’un argomento, che non le sia stata inutile la prima. Le cantate ch’io ho scritte non sono molte. E quelle poche non ho mai preso cura di conservarle: onde non è possibile effettuar la raccolta ch’ella mi propone. Ne gira un numero considerabile col mio nome; ma la maggior parte mi vengono attribuite senza mio merito#2. Mi comandi in alcun’altra cosa, e mi creda costantemente

Vienna 4 settembre 1734.

 

Cfr. Opere drammatiche del Sig. Abate Pietro Metastasio romano poeta cesareo, Venezia, Al Secolo delle Lettere, Presso Giuseppe Bettinelli, 1735, 5 voll. in-dodicesimo.

Della arbitraria attribuzione di vari componimenti poetici nelle edizioni bettinelliane Metastasio si lamenterà a più riprese. Per le cantate, che Bettinelli includerà senza l’assenso del poeta, si veda la lettera a Calzabigi del 9 marzo 1754: «S’egli è vero che un salubre consiglio sia considerabile aiuto, io comincio utilmente ad assistervi avvertendovi di non abbandonarvi alla fede delle venete impressioni, senza eccettuarne la prima in quarto pubblicata l’anno 1733, alla quale la superiorità ch’essa ha pur troppo conservata su le molte sue sconce seguaci non basta per autorizzarla all’impiego di mediocre esemplare. Sono andate queste d’anno in anno miseramente peggiorando, sino all’eccesso di presentare al pubblico sotto il mio nome, ma senza l’assenso mio, cantate e canzonette ch’io o non ho mai sognato di scrivere o che ho durata gran pena di riconoscere, tanto mi son esse tornate innanzi storpie, malconce e sfigurate». Sull’inserimento indebito di canzonette nella nuova edizione in-dodicesimo si veda la lettera a Tommaso Filipponi del 19 agosto 1751: «In una delle edizioni in 12 del Bettinelli ho veduta una cantata ed una canzonetta applicate a me senza mio merito».