Al Signor Giuseppe Bettinelli

La vostra patetica, e obbligante lettera, amatissimo signor Bettinelli, è un destro rimprovero della mia pigrizia nello scrivervi. Io vi confesso che dove la necessità non lo richieda, difficilmente mi riduco a riempiere i fogli del puro nulla. Mestiere per altro assai utile nella vita civile, e che di buona voglia apprenderei, se non disperassi d’esservi atto. Non v’è mistero nel mio silenzio. Il mio funesto ozio non mi ha somministrate occasioni, onde continuare l’usato costume d’inviarvi i miei nuovi componimenti#1. La perdita del mio padrone#2 mi ha fatto quasi dimenticar di me stesso, non che degli altri: il termine della ristampa delle Antichità greche e latine ha rotto quell’unico filo al quale si atteneva la nostra corrispondenza, e voi vi meravigliate ch’io non vi scriva? Nulladimeno vi rendo grazie delle vostre querele, che io reputo argomenti della vostra amicizia per me; e siccome vi assicuro che io non son punto cangiato a riguardo vostro, così vi prometto di continuarvene le prove quando l’opportunità si presenti.
          Perché vi sia anche in questa lettera qualche affare, vi prego di cercare occasione per inviarmi un esemplare di quella aggiunta all’opere mie che avete stampate, nella quale sono l’Astrea placata, e Il Sogno di Scipione#3. Avvertitemene unitamente il prezzo, e credetemi che io sono invariabilmente
 
Vienna 18 marzo 1741.

 

I componimenti che via via Metastasio inviava a Bettinelli erano destinati ad arricchire ristampe e aggiunte delle Opere drammatiche.
 

L’imperatore Carlo VI, deceduto il 20 ottobre 1740.
 

Si tratta probabilmente della Novissima aggiunta alle opere drammatiche del sig. abate Pietro Metastasio poeta cesareo, In Venezia, Per Giuseppe Bettinelli, 1740, che tuttavia non conterrà, salvo mio errore, le opere suddette, ma soltanto l’Isacco e Zenobia in Palmira