Vienna, 13 maggio 1747

Amico imparegiabile

Al Signor Peronni a Roma

Il vostro ingegnoso amore per me vi fa trovar motivi d’approvazione nelle azioni mie le più semplici, le più dovute, e le più necessarie. Qual cosa v’è più giusta e ragionevole del caricarmi io per cui voi tanto tolerate, de’ debiti di mio...#1, che ve ne rende così mal proporzionata mercede? Io non posso corrispondere (siccome nol seppi mai meritare) a tanto amor vostro, se non che professando almeno la mia gratitudine e questa non mi permette d’evitar la pena di quelle colpe, di cui mi rende involontariamente partecipe l’indissolubile e stretta unione che per natura si trova fra il vostro riconoscente amico, ed il beneficato offensore. È veramente grande la mia disaventura quando si consideri in qual deplorabile stato si trovi l’infermo animo del povero...#2, infermo a segno che mal difeso da una età per legge naturale esente da tali malanni che sordo alle tenere rimostranze dei propri figliuoli, congiunti, e degli amici, che insensibile a’ rimorsi, a’ danni, agl’insulti, alla derisione, abborrisce i consigli, gli aiuti; e morde quella medesima amica mano che se gli porge per sollevarlo. Ma pure non potete immaginarvi in tanta mia desolazione (a cui non so mai qual altra possa accadermi eguale), che dolce compenso sia per me la consolazione d’aver in Roma un amico che prende nel caso mio tutta la parte ch’io presente vi prenderei e che possiede di più quella efficacia, quella esperienza, e quella costanza, della quale io non mi sento capace. Et ammiro in questa come in qualunque altra combinazione delle vicende umane, la Providenza infinita, che mescola ed alterna in guisa, a nostro vantaggio, et i beni et i mali, che senza nostra colpa né i primi sono bastanti a corromperci, né i secondi ad opprimerci. 

          Non mi consola meno nell’ultima carissima vostra del 29 dello scorso aprile il giudizio vantaggioso che mi andate confermando del carattere, e del talento di#3 Conviene che la natura l’abbia con estraordinaria parzialità favorita, poiché ha potuto resistere alla corrutela de’ suoi direttori che pur troppo voi conoscete, et a’ domestici esempi. La raccomando alla vostra amicizia che saprà destare in un animo non repugnante al buono le scintille d’una mente ragionevole, soffocate dall’abito alla sua inclinazione contrario.

          Non vi do nuove delle nostre cose d’Italia, giacché dalla cronologia dell’ultima vostra conchiudo che o nel tempo medesimo, o prima giungono alla vostra che alla mia notizia. Qui non si parla che de’ moti d’Olanda e dell’elezione dello Stathalter, evento che benché tardo scompone sensibilmente la tela francese. Secondo le lettere, l’armata austriaca in Fiandra è la più bella che da molti anni si sia colà veduta: vi sono già realmente 53 mila uomini e 8 o 9 mila ne sono ancora per cammino. Aggiungete a questi 40 mila Inglesi, e quelli che saprà adunare il Principe d’Orange e fate il conto#4. Addio Caro Amico io sono
 

Si riferisce ai debiti del padre Felice Trapassi. La sua condotta, aggravata da una salute psicofisica assai precaria, aveva causato una dura lite con Peroni, a cui M. allude nelle lettere a Leopoldo Trapassi del 15 e 29 aprile 1747. Il coinvolgimento di Peroni per arginare la pessima gestione dell’economia familiare da parte del padre di M. ha radici lontane e trova la sua prima testimonianza nella lettera a Leopoldo del 19 ottobre 1737, in cui M. mostra al fratello tutto il suo imbarazzo nei confronti dell’amico romano: «Oh povero Peroni! Che colpa ha egli mai commessa ch’abbia ad entrare a parte ne’ miei malanni! Pregatelo di compatirmi, e di credere che io ho veramente rossore d’essergli così di peso». Sulla lite tra Felice Trapassi e Giuseppe Peroni cfr. Antonio Costa, Il “soldo” d’un poeta, Genova, Premiata Scuola Tipografica per i Giovani Derelitti, 1922, pp. 80-87.
 

M. allude nuovamente al padre e alla sua precaria condizione fisica.
 

L’aggiunta dell’indicazione «povera N.» nelle altre due redazioni della lettera non offre dati sufficienti per identificare la donna a cui M. si riferisce. 
 

Nell’ambito della guerra di successione austriaca, la Francia invase parte dei territori delle Province Unite. Il 2 maggio 1747 gli Olandesi reagirono con la nomina di Guglielmo IV d’Orange-Nassau a statolder generale delle Province e affiancarono le loro truppe a quelle degli alleati Austriaci e Inglesi. La coalizione fu tuttavia sconfitta dai Francesi nella battaglia di Lauffeldt del 2 luglio 1747.
 

Al Signor Giuseppe Peroni a Roma | Di Vienna 13 maggio 1747 | Amico impareggiabile  B
Al Signor Giuseppe Peroni | Da Vienna a Roma 13 Maggio 1747  C

di ] del  C

ve ne ] vi  B

delle vostre cure Aggiunto in interlinea  B, delle vostre cure  C

beneficato offensore ] beneficato vostro offensore  B, C

povero ] povero mio  B, C

tali ] certi corretto in interlinea  B, certi  C

congiunti ] de’ congiunti  B, C

di ] della povera N. aggiunto in interlinea  B, della povera N.  C

che pur troppo voi conoscete ] da pur troppo conosciuti corretto sul testo  B

sono ] sarò sempre  B, C