A Leopoldo (Roma)

Vienna 28 maggio 1735

Fratello Carissimo

Lavoro come un galeotto, onde al solito non sono di buon umore, ho la bile in moto, e per conseguenza necessaria ho poca voglia di scrivere. Mi volete ajutare a cercare un soggetto per un’altr’opera sì? o no? L’ho da incominciare subito terminata quella che sto scrivendo#1, e per far bene dovrebbe essere un fatto Romano. Farei volentieri il Coriolano, ma quella vecchia b. della madre non m’accomoda in teatro#2: farei gli Orazi, ma quel sorellicidio#3 mi storpia: il Muzio Scevola è stato qui rifritto non è gran tempo#4: gli Scipioni, i Fabii, e i Papirii hanno seccata l’umanità. Che domine farem noi? Abbracciate il signor Domenico#5. Conservatevi e credetemi

il Vostro Affezionatissimo Fratello 
Pietro Metastasio
 

L’azione teatrale Le Grazie vendicate.
 

Veturia (Volumnia per Plutarco e poi per Shakespeare) era la madre di Coriolano, che insieme alla moglie e al figlio del condottiero, a capo dell’esercito dei Volsci, l’aveva implorato di togliere l’assedio a Roma (Liv., Ab urbe condita II, 40). Pietro Pariati aveva portato in scena il suo Cajo Marzio Coriolano (già messo in scena nel 1707) a Vienna nel 1717 con musica di Antonio Caldara per il ventiseiesimo compleanno dell’imperatrice Elisabetta Cristina; qui Veturia era stata salutata come salvatrice di Roma, rendendola sicuramente un personaggio ingombrante («Lieta esulti la Plebe. Io per riparo / de’ vostri acerbi torti, a voi di Roma / rendo gli onori, e l’amistade. Intanto / Vetturia, che vincendo il figlio irato, / fece la nostra sorte, / a noi si renda eterna. In sua memoria / erga la Patria un nuovo Tempio; ed ivi / la Fortuna Muliebre il mondo adori»; Pietro Pariati, Cajo Marzio Coriolano, Vienna, Van Ghelen, 1717, p. 85)
 

Nel celebre episodio di storia romana, Camilla Orazia, promessa sposa di uno dei tre Curiazi uccisi, viene uccisa dal fratello Orazio, unico superstite del duello, in quanto piangeva più per il promesso sposo che per i propri fratelli defunti (Liv, Ab urbe condita I, 26). L’argomento era poco adatto per la corte, considerando che Carlo VI aveva avuto – oltre a Leopoldo Giovanni, vissuto solo pochi mesi – tre figlie: la futura imperatrice Maria Teresa, Maria Anna, che morirà di parto nel ’44, e Maria Amelia, morta a sei anni nel 1730.
 

Il riferimento è con tutta probabilità al Muzio Scevola portato sul palco a Vienna nel 1710 con libretto di Silvio Stampiglia, revisione di quello di Nicolò Minato del 1665.
 

Domenico Bulgarelli.